| Capitolo IV°
<< questa volta ragazzi, siamo di fronte ad un Serial Killer >> Sembra gravosa la voce di Tim, anche la sua espressione è seria, cala qualche secondo di silenzio. In cui nessuno dice niente, la squadra, semplicemente guarda il capo. Poi, Vergil, porta in avanti il busto andando ad appoggiare i gomiti sul vitreo tavolo. Volgendo una semplice constatazione. << abbiamo già avuto a che fare con un Serial Killer >> << quello era una pettola in confronto a questo ragazzo mio, questa volta siete di fronte a qualcosa di veramente pesante. Davvero abile, sembra che sulla scena del delitto non lasci tracce. La polizia non è riuscita a fare nulla, l’FBI sembra una donnicciola in preda ad una prossima crisi di nervi. Quindi, hanno dato a noi il compito >> Sbuffa il capo ora, spostando la sua poltroncina sulla destra, si è messo bello comodo, d’altronde si sa che il loro capo ama la sedentarietà, come ogni superiore, lascia il lavoro sporco ai suoi dipendenti, ma sembra che così vada la vita. Nessuno replica o dice qualcosa, semplicemente, osservano Tim prende qualche secondo ancora di silenzio, osservando la squadra che lui stesso ha “cresciuto”, si schiarisce la voce e osserva qualche secondo i pascoli che tiene davanti a lui sul tavolo, prendendo nuovamente parola. << si tratta, in poche parole, di un assassino che prende di mira altri assassini…una situazione complicata. Fin ora ha ucciso due sospettati di stupro, li ha letteralmente appesi a testa in giù, legati per i piedi e sgozzati, come si fa con i Maiali… >> Prende il primo dei fascicoli che tiene li e con un semplice gesto della mano lo spinge sulla liscia superficie del tavolo, facendo si che arrivi sino a Vergil. Semplicemente afferra il fascicolo con la destra lui, sollevandolo dal vitreo tavolo, e la sinistra lo apre. Ecco che si mostra il referto medico, cosa che a lui non interessa minimante, indice usa per spostare la pagina quanto basta, sufficientemente per vedere le foto, solite, del luogo del delitto. La prima che gli si mostra è del cadavere, nel pieno e nella naturalezza in cui è stato trovato. Il corpo è tenuto legato solo per caviglie, i pantaloni, verde brillante, sono stracciati e lasciano vedere dei lividi sulla pelle, bluastri che si confondono con il violetto colore che ha preso il corpo dato il dissanguamento. Non indossa una maglietta, il collo presenta un taglio netto, nel referto si sarebbe trovato che il taglio corrisponde ad un seghetto a dentatura sottile. Il sangue riversato sul collo e viso è ormai coagulato e inscurito, presenta in una grande pozza anche a terra, non ci sono impronte di scarpe che hanno postato la bianca pozza. Il corpo è totalmente violaceo, mentre l’epidermide vicino allo squarcio è annerita, conseguenza di una ferita che non ha modo di attivare i processi di rimarginazione, essendo ormai il cervello privo di imput. Sospira l’albino, chiudendo il fascicolo, dandolo a Nero, che senza pensarci due volte, lo porge a Kasdeya, il referto medico interessa sicuramente a lei, lui, si vuole risparmiare la visuale delle foto. Vergil porta l’attenzione sul capo, nuovamente. << altro? >> Annuisce Tim, prendendo i due fascicoli rimasti, porgendone prima uno, poi il secondo. << tre assassini, scarcerati per buona condotta dopo sei, sette e cinque anni. Li ha letteralmente crocefissi al muro. chiodi ai palmi e ha perforato loro lo stomaco. Non vi dico che schifo >> Sospira lui scuotendo il capo, l’albino esegue la stessa medesima azione di prima. Guardando una sola foto, un uomo con le braccia spalancate, mani inchiodate al muro, il cui colorito della pelle varia tra il blu e il nero. Torso nudo anche questi, presenta un colo livido in pieno petto, violetto. E uno squarcio al ventre, si vedono le interiora leggermente sporgenti, la pelle rovinata dall’acido dello stomaco, e a terra sangue, sui pantaloni sangue. E lo passa a Nero, che fa come prima, posandolo tuttavia sul tavolo dato che Kasdeya sta esaminando il fascicolo. Dante appoggiato col gomito destro sul tavolo, da occhiate distratte e disinteressate al fascicolo. << mentre l’ultimo. Ha ucciso la madre, era in libertà vigilata in attesa del processo e delle pubbliche accuse. Completamente disfatto. Sono stati trovati pezzi di lui ovunque nella casa >> Non si perse nemmeno a guardare le foto. Un corpo sventrato non è nel suo massimo interesse. Silenzio rimane nella stanza, nessuno sembra intenzionato a parlare. Kasdeya osserva ancor quelle cartelle. I decessi hanno un ottica netta. Ogni parola detta da Tim è vera, sono state riscontrate alcune contusioni di mere entità, procurate tutte prima del decesso. Sembra che non siano state trovate fibre estranee o impronte. Nessun DNA da confrontare, nessun campione esterno. Le impronte sospette nelle case erano di amici o parenti, tutti con forti alibi. Si schiarisce la voce lei, chiudendo anche l’ultimo fascicolo e appoggiandolo sul tavolo. Guardando Tim. << ma…noi nel distretto non abbiamo un patologo legale. Io me ne potrei occupare, ma sono specializzata più che altro in prove. E…loro sono esperti d’azione su campo. Come facciamo per raccogliere prove, interrogare eventuali testimoni o sospetti o parenti o che sia? In oltre dovrei ricontrollare tutti i reperti non alterati che spero ci abbiano mandato >> Sorrisetto sul volto del capo, che semplicemente, per ora annuisce. Assottiglia lo sguardo Nero, pensieroso. << è stata dato un primo profilo? Del perché si suppone uccida solo un certo sistema di persone… >> L’uomo scuote il capo, sospirando. << su questo stanno ancor cercando di capire. Forse è solo vendetta verso la comunità. Magari il sistema di giustizia non gli piace o forse c’è qualche cosa di assai più fine e sublime dietro. Ancora non vogliono dare voce ai pensieri. In sostanza, lasciano tutto a noi >> Una grossa risata mentre batte la destra sul tavolo, lo trova divertente. Smorfia sul volto di Dante, che distacca solo ora il viso dalla mano. Come risvegliatosi. << avanti Tim, non abbiamo nel distretto specializzazioni sufficienti. E immagino nemmeno il tempo per studiare noi queste specializzazioni >> Sorrisetto furbo sul volto del loro capo, che porta la sinistra al mento, lisciandosi una barbetta giornaliera ispida e corta. << voi non preoccupatevi. Ho già chiesto al distretto Alfa di mandarci un aiuto per te, Kasdeya e un buon elemento che raccolga prove. Dobbiamo solo attendere il prossimo omicidio >> Sgrana gli occhi la bionda, incredula, dischiude leggermente le chiare labbra portandosi indice e pollice alla fronte, quasi fosse presa da un improvvisa emicrania, sorriso ironico sulle labbra che mostra un misto di incredulità e irritazione. Lo guarda con quelle iridi zaffiro. << mi vuoi dire…che lasciamo apertamente, senza far nulla, ammazzare qualche essere umano…per nostra comodità? >> Il tono è quasi ostentato, non ci vuole credere. Silenzio nella stanza, nessuno al momento par intenzionato a parlare. Si schiarisce la voce Tim, annuendo con un sorriso. << esattamente. Se il nostro bel Killer si comporta come ha fatto fin ora ucciderà un altro assassino o un qualche d’uno davanti alla legge colpevole. La moralità s’abbassa Kasdeya, in oltre, il sacrificio di pochi per la salvezza di molti >> Annuisce Dante, si trova d’accordo con la sua mentalità, anche Vergil mentre appare un poco titubante Nero, ma bene o male è comunque un ragionamento che fila. Silenzia anche la ragazza, che mai dire? Ha ragione alla fine, non lo concepisce, tuttavia gli elementi e il tempo a disposizione sono qualche cosa di futile e nullo per tentare di prevedere un prossimo omicidio e per ricavare il profilo dell’assassino. Nessun testimone, per ora gli omicidi si sono svolti con una precisione assoluta a seconda dei referti. Ma vedrà lei stessa i reperti. << comunque… >> Ora è Dante a prendere parola. << …è proprio necessario far venire gente dall’Alfa? >> Si volta il suo gemello, guardandolo, non crede che al momento sia il problema più grande, anche se effettivamente un moto di competizione potrebbe nascere tra due squadre, e questo sarebbe controproducente. Forse questo sta pensando l’albino. << insomma Tim…sono schizzati quelli. All’Alfa ci vanno solo quelli con complicazioni per via dell’alto Q.I. >> Alza gli occhi al cielo Vergil, si è decisamente illuso che il gemello potesse fare un’allusione più fine, ridacchia Nero portando le mani a posarsi sul tavolo. Sospira, scuotendo il capo e prendendo parola. << trovo sia invece molto utile. Per quanto riguarda le complicazioni, in qualche modo le affronteremo. Non saranno gravi se ce li mandano >> << abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile. Non facciamo storie >> E continua così Kasdeya. Sembra che quindi la prima questione sia risolta. Tim li informa che sarebbero arrivati il giorno successivo. Una ragazza e un ragazzo. Stranamente non diede informazioni su di loro, come a volere fare loro una “sospresa”, sembra quasi che in tutta quella storia lui si stia veramente divertendo. Esce prima Tim dalla stanza. I quattro componenti della squadra restano fermi, sembrano tutti persi nei loro pensieri. << non sono molto convinto >> La voce di Dante risuona ora nell’aria. << …insomma, componenti estranei, non mi piace molto l’idea… >> << sono d’accordo con Dante, potrebbero creare problemi e imporsi, non credo di poterlo sopportare >> Quando i due gemelli sono d’accordo non è mai una buona cosa, spesso Kasdeya e Nero lo hanno sperimentato. Si guardano, occhi zaffiro in occhi color ghiaccio, una specie di occhiata d’intensa, la stanno pensando allo stesso modo, quella non è una bella situazione. Sospira dunque il più giovane passandosi la mancina tra i capelli, arruffandoseli ulteriormente. Uno sbuffo e s’alza. << bon, vado a dormire. Tanto domani temo sarà una lungo, lunghissima, lungosissima giornata. Buona notte a tutti >> Un cenno ai fratelli, un altro alla ragazza e s’allontana, infilandosi le mani in tasca e fischiettando, senza nemmeno attendere la replica degli affini. S’alza anche la bionda, sospirando. << Buona notte Nero, mi ritiro anch’io, se domani arriva un collaboratore devo essere riposata per il lavoro. Andate a dormire e non pensateci dai >> Sorrise ai due albini, chinando il capo e congedandosi. I due rimasero li seduti, gemelli così diversi e così uguali. << che dici di sta storia Ver? >> << non so…vedremo come si sviluppa >> << bha, vabbè, cerchiamo di concentrarci su questo idiota qua che si diverte a smazziare sadicamente persone >> << mi ricorda qualcuno >> Lo guarda Dante, sulle prime non capisce, scoppiando in fine a ridere. << ehy, io non sono così malato >> << quasi…dai, andiamo anche noi, ne ho avuta a sufficienza di questa giornata >> << ok, boss due >> Ridacchia Dante alzandosi, così fa anche Vergil, ognuno dei componenti va alla sua stanza. Il corridoio inizia a diventare silenzioso, d’altronde è piena notte. Quasi mattino sebbene sotto qualche piano terreno non sia possibile notarlo. E così se ne vanno a distendersi loro tutti, lasciandosi andare alla stanchezza e al sonno. In una cognizione temporale così flebile e inutile.
-Ora: 10 a.m. << sono sicuro vi troverete a vostro agio qui. La ragazza, te ne occuperai te? >> La voce di Tim risuona nel corridoio, silenzioso, in quelle ore ben pochi sono in piedi a lavorare, la vita li è più che altro notturna. Un biondo ragazzo annuisce. Biondi si, dai corti capelli disordinati e ribelli, pelle quasi bronzea e occhi d’un azzurro vivo e intenso. Sembra un ragazzino sui vent’anni una specie di “latin lover” dal sorrisetto divertito. Indossa una giacca Jeans senza maniche e semplici Jeans azzurri. Cui tiene intascate le mani. << faccio quello che posso. Dovendo pensare anche a prove e provette non posso fare miracoli. Avrete pur uno “strizza” qui no? >> Un atteggiamento palesemente alla mano, che sembra più che altro un ragazzino all’inizio della sua adolescenza. << Emi, tutto bene? >> Si volta a guardare la ragazza che umile e silenziosa lo segue. Occhi castano nocciola e corvini capelli, tagliati a pari sino alle spalle. Si mantiene leggermente curva quella ragazza di soli diciotto anni, le braccia flesse così che gli avambracci si posino sul petto. Non ha espressione quel pallido viso da bambolina. Alza solo lo sguardo a quelle parole, guardando il ragazzo, spostando poi altrove l’attenzione. Osservando la linea orizzontale che costeggia a decoro il muro del corridoio. La osserva qualche secondo lui, corrucciando un poco la fronte. E sorridendo alla fine. << sta bene? >> << oh si si, sta benissimo. Quindi che facciamo ora? >> << vi porto nella sala proiezioni, e vi chiamo la squadra, per un giorno salteranno qualche ora di sonno. Tanto ormai, dovrebbero esserci abituati >> E scoppia in una risata, Emily sussulta alzando immediatamente lo sguardo, emanando un sibilo. << bene, entrate pure Denis, arrivo fra un po’ >> Annuisce lui entrando, controllando bene che la ragazza lo segua e si siede. Lei inizia a girare per la stanza, ansiosa; inspirando ed espirando ripetutamente. << non è Alfa…non è alfa, non è alfa, non è alfa… >> Ripetendo quelle tre parole quasi con morbosa isteria, il busto dondola impercettibilmente, cullandola nel cammino, esamina ogni cosa, osservandola, annusandola, senza toccarla. Inizia a sibilare ancora, come un serpente, senza dire nient’altro. La guarda un po’ lui, prendendo dalla tasca un oggetto, posandolo sul tavolo, attutendo con le dita l’appoggiarsi. Per lui il silenzio, ma Emily si volta di scatto, sentendo, lei, quell’ovattato suono ben conosciuto. Sorriso leggero sul volto di Denis che sposta la mano, rivelando la piccola biglia color latte. Sulle prime non si muove la castana, restando curva, sibilando ancora poi, piccoli passi fa, avvicinandosi alla poltrona cui la biglia è posta di fronte e, senza variare l’espressione fissa e sconvolta di quel volto disorientato, si siede, restando comunque curva, tanto che il mento quasi tocca il tavolo. Destra sposta a prendere la biglia, iniziando a muoverla lentamente. Letteralmente rapita da quella piccola sfera, osservandole la rotondità, prendendola e appoggiandosi allo schienale, rimanendo incurvata, viso basso. Sembra che per il momento vada tutto bene, sospiro di sollievo tira Denis, proprio lui e lei devono mandare, gli mancano le sue cuffie, il suo Ipod. Non sopporta di stare in mezzo a delle persone, a degli sconosciuti. Si era abituato alla sua squadra, non possono chiedergli di abituarsi ad un’altra. Si schiarisce la voce, sciogliendosi un po’ nella tensione trattenuta.
ecco qui, capitolo tranquillo anche questo, ma d'altronde se si vuole fare decentemente una storia deve essere completa °°
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