Criminals, Gli Umani possono essere più bestiali dei Demoni

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Murderess Doll
view post Posted on 30/9/2008, 21:48




per il metodo di scrittura ci vorrà tempo, prima di questa fiction era ulteriormente diverso, molto Fantasy, quindi farò il possibile, mentre Denis (non denise =)) è il collega di Emily, vengono dallo stesso distretto =) sono venuti in due ^^
Emily e Denis
 
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-Raziel-94
view post Posted on 1/10/2008, 16:06




ah ora capisco
 
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Murderess Doll
view post Posted on 3/10/2008, 12:53




Questo capitolo è un pò forte, tratta una scena di tortura, ho già avuto persone leggermente impressionate dal capitolo (che a mio avviso non è poi così pesante o.o) quindi chi dovrebbe essere particolarmente sensibile prego di non leggere


Capitolo V°

Sono stati svegliati e, condotti da Tim a testa del gruppo, ecco che s’avviano assieme alla sala proiezione e riunione, chi più assonnato e chi meno.
<< e come si chiamano? >>
Domanda la bionda, sembra la più interessata, appena l’hanno svegliata si è vestita quasi di furia, con semplice Jeans e maglioncino, quasi come gli albini, seguendo quasi con vivace impazienza il capo; adora le novità, soprattutto se sono su questo aspetto, conoscere persone nuove dall’altissimo Q.I. è sempre stimolante. I due gemelli decisamente meno interessati, Vergil non mostra altro che stanca indifferenza e Dante se ne sbadiglia addirittura, assonnato ed intontito, soprattutto di pessimo umore. Nero invece un po’ di curiosità la sente, magari può essere qualche cosa di piacevole alla fine, di produttivo.
<< il biologo che ti supporterà si chiama Denis mentre la nostra cacciatrice di prove si chiama Emily; lei è molto, molto particolare quindi andateci piano ragazzi, i suoi cinque sensi sono ultra sviluppati, non ha un Q.I. particolarmente alto, quello che sbalordisce sono i suoi sensi, decisamente superiori anche a voi ragazzi miei. In oltre è autistica >>
Il più giovane degli albini annuisce alle parole di Tim, non c’è apparentemente variazione dell’espressione di Vergil mentre il suo gemello esprime una vera smorfia, non tanto per l’autismo della ragazza quanto perché non sa veramente come potersi atteggiare, certo conosce questo stato mentale, tuttavia non ha esperienza pratica. Kasdeya ora guarda semplicemente la porta che di li separa dalla stanza ove li avrebbero incontrati. Ovviamente Tim per primo entra, aprendo la porta con estrema calma, forse si sta mentalmente preparando a quello che sarebbe successo, sebbene nemmeno a lui sia concesso prevederlo. Avanza nella stanza guardando con quei vecchi occhi i due ragazzi, Emily è rannicchiata sulla poltrona, le gambe flesse tiene le ginocchia verso il petto, piedi sulla nera poltrona così che la sua postura “fetale” sia meglio fatta, braccia nascoste nel piccolo spazio tra gambe e ventre e mani si vedono, esili dita della ragazza che giocherellano con una biglia di vetro, la ragazza dai castani occhi sembra totalmente rapita da questa. Poi il biondino, appena entrano si irrigidisce, la mascella contratta mostra una smorfia che dovrebbe sembrare forse una specie di sorriso, stringe con forza i braccioli delle poltroncine di pelle. Si siedono alla fiancata opposta del trasparente tavolo loro, Kasdeya di fronte ad Emily, la guarda quasi rapita, incuriosita poi, con quelle iridi zaffiro osserva Denis, palese il suo sforzo di non incontrare gli sguardi.
Nero davanti a Denis, Dante di fianco al fratello minore e di fianco a lui il gemello.
<< bene, ragazzi dell’Alfa, loro sono Kasdeya, Dante, Nero e Vergil >>
Emily non alza nemmeno lo sguardo, il ragazzo da una fugace occhiata a tutti, nulla di più, non apre bocca. Nero sorride loro con gentilezza, sembra non gli importi molto come si comportano, sebbene sia giovane si mostra più maturo, forse, dei suoi fratelli in questo momento, o chissà. Sbuffa Vergil poggiando le mani sul tavolo, in un semplice gesto che per lui è di pura comodità, forse nemmeno calcolata, alza le castane iridi la nuova ragazza, guardando le mani afflosciate sul tavolo, una smorfia, un mugugno e tenendo con la sinistra la biglia con la destra indica le mani.
Vergil la guarda stranito, non comprendendo. Inizia ad agitarsi la ragazza, palesemente, irrequieta sulla poltrona rimanendo in quella posizione forse ai più scomoda, respirando con far isterico. Denis osserva poi si schiarisce la voce un po’ irrequieto.
<< non le piacciono le mani sui tavoli senza motivo? >>
Scoppia a ridere Dante, mentre il gemello ritrae con uno sbuffo le mani dal tavolo, posandole sui braccioli, sembra calmarsi a quel gesto Emily.
<< sarà una dura convivenza >>
Commenta l’esuberante albino, decisamente divertito, Nero si rivolge or a Denis.
<< per la sua condizione, forse è meglio che sappiamo cose da fare e cose da non fare >>
Il ragazzo dell’Alfa lo guarda poi devia ancora lo sguardo, stringendo un poco le labbra nervoso, annuisce, senza guardarlo fissa ora Emily, non sembra tuttavia vederla davvero.
<< si, verso pomeriggio dovrebbe chiamare la psicologa della squadra, parlerà con voi per spiegarvi un po’ le sue…le…uhm, nostre situazioni >>
La sua voce sembra un semplice sussurro, effettivamente ogni volta che parla, lo fa ad un tono davvero basso, a malapena udibile, se vi fosse qualche rumore di disturbo probabilmente non lo si riuscirebbe a sentire. Tim in quella faccenda al momento si limita a fare da spettatore, osservandoli stranamente giudizioso, poi, Kasdeya mostra un gentile sorriso annuendo.
<< prenderò io la chiamata, non preoccupatevi faremo tutti in modo che possiate trovarvi entrambi a vostro agio…vero? >>
Un po’ calcata la parola finale, mentre sposta le iridi zaffiro a guardare gli altri tre. Nero è il più accondiscende, con piacevole sorriso annuisce, Dante si limita a stringere le spalle annuendo con uno sbuffo scocciato, Vergil ricambio il severo sguardo della bionda, fissandola. Alza gli occhi al cielo infine, annuendo.
<< si si, tranquilla >>
Una grossa risata da parte di Tim, che scuote il capo e si porta la destra a grattarlo.
<< bene direi che le prime presentazioni sono fatte, a me Denis e Emily conoscono già, ogni tanto faccio qualche salto all’Alfa, bene. Kasdeya, mostra pure a Denis il tuo ambiente di lavoro, per quanto riguarda Emily, lei se ne starà calma e tranquilla fino al prossimo omicidio, il suo compito è di lavorare sul campo! >>
S’alza quindi congedandosi velocemente, probabilmente piena fiducia verso quei ragazzi. Quindi ecco che la bionda s’alza sorridendo ai due.
<< vieni Denis ti mostro il mio laboratorio…ed Emily? >>
Si schiarisce la voce il ragazzo alzandosi, stessa cosa fa la giovane mora, avvicinandosi immediatamente a lui, tenendosi curva, in una postura chiusa e isolata.
<< ci sono state assegnate delle stanze, ma non conosce nulla di questo posto. Se…se è possibile almeno oggi che stia con noi >>
Si schiarisce ancora la voce Denis, la bionda sorridendogli annuisce.
<< certamente >>


Da quanto tempo è li? Non lo sa, non ne è sicuro, sa solo che fa freddo, terribilmente freddo. E’ immobilizzato in uno spazio ristretto, forse una cassa, riesce ad alzare il capo di pochi centimetri, due circa distano dalla parete che blocca le braccia, è disteso. Le labbra sono secche per via della disidratazione, nemmeno la lingua riesce più ad inumidirle a dovere, l’ossigeno non gli manca. È intorpidito quel suo corpo, anche alzare le palpebre gli causa fatica, fastidio. Il corpo non risponde volentieri ai comandi che la mente, il cervello impone a questi, forse per via della lunga immobilità, forse per la fame che tuttavia ora fatica a percepire, forse per il freddo.
<< ehy…. >>
La voce è sibilata, secca e scivola a fatica fuori da quella bocca arsa. Impastata, si lecca ancora le labbra, provando fastidio quando il muscolo sensibile tocca quella pelle screpolata.
<< ehy c’è…nessuno? Qualcuno, chiunque. Vi prego aiuto… >>
Probabilmente una frase che dice solo a se stesso, parole che faticano ad uscire, nessuno lo può sentire con quel tono, ma c’è anche un fattore, nessuno correrebbe comunque in suo aiuto.
Si trova in una cassa di ferro, in uno scantinato della periferia, in uno dei tanti palazzi abbandonati, la cassa è tenuta “sospesa in aria” da due tavoli. Uno verso il capo dell’uomo e uno ai piedi. così che il resto non abbia barriera ne sopra ne sotto. La cassa, nella parte superiore è cosparsa da sottili fessure allungate. Gocciola acqua dal soffitto, e nell’aria si sente il continuo suono di quel piccolo elemento che con insistenza quasi monotona cade a terra, nei primi giorni era come sentire il suono dell’inferno per lui, ma alla fine, per freddo, fame e sete, quel suono è stato un po’ come lo scandire del tempo, gli ha tenuto compagnia quasi.
Poi, ecco che qualche cosa disturba la monotonia di quel posto. Passi, calmi passi di qualche d’uno che scende le scale, semplici scale di pietra rese forse scivolose dall’umidità e dall’acqua filtrata dopo quei giorni di pioggia. Il passo è semplice, non pare avere nulla di particolare, ma è sufficiente per far aumentare il battito cardiaco di quel prigioniero, tanto da fargli venire naturali spasmi.
<< ehy, ehy >>
Lottando contro il bruciore alla gola per ogni suono emesso, cerca di alzare la voce, con un discreto risultato, sebbene quella voce sembri parzialmente inumana, come se le corde vocali fosse grattate, ma si tratta solo di uno stato davvero critico del suo corpo.
<< c’è qualcuno? Mi senti, mi senti? Ehy amico >>
Tossisce, dolore al petto, preso da spasmi di tensione.
<< ti prego aiutami, dove sono? Dove sei? >>
Non c’è alcuna risposta, riprende a tossire, a chiesto davvero troppo alla sua gola per una richiesta volontaria. Non risponde la persona che sta scendendo, anzi, che è già scesa, di fronte all’uscio di una porta scardinata forse da mesi, osserva quella “bara” di ferro con far tranquillo, imbraccia qualche cosa, una valigetta. Si sposta, camminando con estrema calma, indossa degli stivali di una taglia più piccoli, nuovi di zecca. E i suoi passi in ogni pozzanghera producono un monotono suono, che rimbomba quasi nelle orecchie del prigioniero.
Posa la valigetta sul tavolo sopra la testata della “bara”, mani, coperte da nuovi guanti di pelle, ora la aprono, la valigetta ora rileva il contenuto, sebbene a lui non sia sconosciuto. Venti coltelli affilati, dal nero manico e dalla lama lucida, anche quelli nuovi, lama lunga trenta centimetri circa. Messi in fila, dieci nella parte di base e dieci nella parte superiore della valigetta.
<< non mi senti? >>
Un mugolo disperato da parte del prigioniero e ancora una volta nessuna risposta. Prende uno dei venti coltelli e si sposta verso la bara. Osserva con minuziosa cura quella lucida lama, la penombra, quella poca luce che filtra da una finestra semi sbarrata dona alla lama carmini riflessi ,quasi attraenti. Osserva ora la parte superiore di quella prigione, una di quelle fessure sarà la prima, una sola. A quale tanta importanza? Senza uccidere subito quell’uomo. No, non così in fretta.
Ecco, deciso, una fessura che da alla coscia sinistra; prima solo la punta, inizia a far filtrare poi, in uno scatto l’intera lama. Sente, la vana resistenza della carne e dell’osso prima di penetrare totalmente. Un solo istante di pura immobilità ed ecco che lui, il prigioniero, sfidando anche quella gola arsa e quelle corde vocali affrante, lancia un stridulo grido, alzando ed abbassando le spalle spasmodico, alzando ed abbassando il capo, senza curarsi di sbattere fronte e retrocoppa. Stringe i denti il prigioniero, inspirando ed espirando con spasmodica forza, emettendo versi sibilati, cercando forse di trattenere qualche cosa che la sua mente non elabora. Lancinante dolore che si concentra alla coscia sinistra, diramandosi in tutta la gamba. Battito cardiaco impazzito. Sente calore, si, finalmente calore. Ma è sangue, è isteria lancinante. È fermo l’aggressore, con ancora il manico del coltello stretto, lentamente la presa s’allenta e passo viene fatto verso la valigetta.
Un altro coltello, un altro punto da colpire. Questa volta, si, cosa questa volta?
S’avvicina alla bara, esaminando, mentre l’aria è impregnata dai sibili di dolore, dall’odore del sangue misto ad olezzo. Ora, ecco che sfiora una fessura, quella che da alla coscia destra, punta prima, dolcemente, poi come prima, uno scatto della mano, una debole resistenza e il rumore, lo sguiscio del coltello nella carne che viene soffocato da un altro urlo grottesco. Trema la cassa tanto si sta dimenando, il rumore del metallo che viene battuto, l’uomo, la vittima, continua a sbattere con veemenza il cranio contro la sua prigionia.
<< basta basta pietà! >>
Instabile il tono dell’uomo, che si tinge di suoni acuti e di suoni tetri. Lascia il manico il torturatore, inspirando a pieni polmoni l’odore del sangue, della sua paura. Della sua lenta agonia, della sua lenta morte.
<< ne hai avuta tu? >>
<< lasciami, ti prego! >>
<< hai avuto pietà di quella bambina quando l’hai scaraventata in aria con la tua auto? Alcolista bastardo… >>
<< non è stata colpa mia, Dio lasciami ti prego, porca puttana smettila! >>
<< poi, mezzo fatto, ti sei fermato, sei sceso e…cosa hai detto alla polizia? Ah si, hai esclamato “questa porca di bambina ha ammaccato la mia macchina” >>
<< non è vero, Dio non è vero, basta! >>
Si muove di nuovo verso la valigetta, prendendo un altro coltello.
<< era ancora viva, vero? Respirava e tu, per non avere problemi, l’hai trascinata alla tua macchina e chiusa nel bagagliaio >>
<< era morta lo giuro lo giuro! >>
<< peccato che per come eri ubriaco, sei stato fermato per un controllo…che sorpresa, hanno trovato una bimba agonizzante…morta poche ore dopo >>
<< che qualcuno mi aiuti, Dio, Dio mi vuole ammazzare >>
Si muove, ora, sfiora con la punta del coltello la fessura all’altezza del destro braccio.
<< sai quante fratture aveva? Venti >>
Un altro grido devasta l’aria.




Ecco qui, un altro cappy, ora per colpa della scuola ho scritto solo il VI e devo scrivere ancora il VII =ç=
al prossimo^_*
 
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view post Posted on 3/10/2008, 14:28
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Ottimo capitolo, le descrizioni rendono al meglio la situazione, molto bene.
 
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-Raziel-94
view post Posted on 5/10/2008, 15:00




perfetto un po palloso ma bello (dico cosi perchè non mi piacciono le cose dove si descrivono torture)
 
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Murderess Doll
view post Posted on 9/10/2008, 21:56




Capitolo VI°



Le ore sembrano passare tranquille nel distretto Beta, Kasdeya ha illustrato con calma a Denis il laboratorio. Gli ha spiegato dove sono i vari strumenti, dove le varie sostanze e che dati può trovare nei computer presenti nella stanza, lui, ovviamente, ha memorizzato ogni informazione velocemente. Lui, Denis, ha cercato per tutto il tempo di mantenere minimo un metro di distanza dalla ragazza, ogni volta che lei si muoveva nella sua direzione lui faceva il possibile per spostarsi e sgusciare più lontano, in una palese fobia di essere toccato. Se n’è accorta la bionda, non subito forse ma a forza d’essere evitata e distanziata, se n’è accorta bene. Non ha detto nulla in proposito, preferendo prima parlare con chi conosce i loro profili e i loro atteggiamenti, almeno da capire cosa è meglio fare con loro.
<< è tutto chiaro? >>
<< si, grazie…ehm, Kasdeya, giusto? >>
Gli sorride lei annuendo, senza dire altro. Avvicinandosi invece al suo tavolo di lavoro, dove di solito mettono tutto quello che deve esaminare, come promesso è arrivato tutto l’occorrente.
<< bene, direi che possiamo metterci all’opera. Almeno, nell’attesa che io parli con chi mi avete detto >>
Annuisce il ragazzo, posando il chiaro sguardo su scartoffie e varie prove non contaminate, deglutisce, iniziando a ruotare le spalle. Sposta lo sguardo da lei alle varie cose che devono esaminare, restando fermo ed in silenzio qualche secondo. Si schiarisce la voce questi, intascando le mani, insaccando il collo.
<< per…per favore non toccarmi, non lo sopporto… >>
Un colpo di tosse sforzato dopo quella frase, come se così potesse cancellarla. Lei lo guarda in silenzio qualche secondo, per poi sorridergli ed annuire. Rispettando quella sua strana richiesta. Ma non hanno altro tempo, è ora di darsi da fare. E in silenzio, cominciano.

Ormai è morto, ha infilato tutti e venti i coltelli, l’aria è satura, impregnata completamente dell’odore del sangue. Chiude la valigetta, con estrema calma, senza però prenderla poi, lasciandola sul tavolo e avviandosi alle scale che inizia a salire, uscendo dalla stanza senza voltarsi. I suoi passi risuonano secchi e sordi, riecheggiando tra quelle fredde pareti, non ha fretta, conosce bene quella zona, l’ha esaminata più e più volte prima di portare la sua vittima li. L’odore del sangue inizia a diminuire, sino a scomparire del tutto, ora all’apice delle scale segue un ampio corridoio sino all’uscita vera e proprio, la porta non c’è, solo qualche rimasuglio all’altezza dei cardini, probabilmente in passato è stata letteralmente sfondata. Scende quei quattro scalini di pietra, trovandosi alla fine sul marciapiede. Si guarda attorno, un vecchio barbone che gli da le spalle si sta allontanando per la sua strada. Sorride l’assassino, il torturatore, prendendo la strada opposta. Ben presto quel corpo inizierà a fare un tanfo terribile e qui, di palazzi abitati da poveracci che non si possono permettere di meglio ce ne sono. Sarà trovato, e lui vuole che sia trovato. Una leggera nuvola di vapore, pallido, scivola oltre le sue labbra mentre silenzioso prosegue per la sua strada, deve esaminare un’altra zona, ha uno schema preciso da seguire, chissà se lo capiranno.
“quegli idioti…”
Un ghigno s’amplia su quel viso reso pallido dal freddo.
“mostrerò a tutti che sono ancora il migliore…si, non possono niente contro di me, nessuno di loro…”
Quali pensieri lo avvolgono, superbia per quell’uomo. Accelera il passo, fremendo impazienza. Lui e lui soltanto vincerà. Questo la sua mente elabora, voglia di sopraffare, d’essere il migliore.

<< e noi che facciamo nel frattempo? >>
Bofocchia Dante, i piedi sono appoggiati sul tavolo della loro stanza, che dividono assieme da anni, come se anche con il passare del tempo, non abbiano smesso di percepire il bisogno di stare assieme, di avere la sicurezza della loro “fratellanza”. Vergil è seduto sul letto, schiena contro il muro oltre la testata e in mano tiene un libro che legge senza molto interesse. Nero ruota il capo verso il gemello che ha parlato, sospirando, rimanendo seduto davanti alla scrivania, al computer.
<< aspettiamo, tanto qualche cosa da fare ce la trovano sempre >>
Alza gli occhi al cielo il maggiore, forse per nulla d’accordo con le parole del fratellino, ma non replica. Cala il silenzio, disturbato solo dalle dita del giovane albino, le quali battono velocemente sulla tastiera, facendo il rapporto della missione attuata il giorno prima. Rimane il silenzio, per diversi minuti, Vergil legge, Nero “lavora” e Dante, bhe lui è praticamente addormentato sulla poltrona da scrivania.
Toc toc
Voltano tutti e tre il capo alla porta, sbuffa l’albino dai capelli solitamente tirati indietro. Chiude il libro alzandosi, andando alla porta in legna plasticata scura, abbassa la maniglia ed apre, si trova davanti alla porta, di quel poco che la apre, massimo dieci centimetri, un uomo dall’elegante Taglier nero e camicia bianca. Uno dei nuovi probabilmente, all’inizio, quando entrano pensano di finire in una specie di “F.B.I”, come si sbagliano.
<< cosa c’è? >>
Secco il tono dell’albino, non è mai stato particolarmente amichevole, ma chi lo conosce lo accetta così; si schiarisce la voce il novellino e gli porge un fascicolo. I gelidi occhi dell’albino si posano su quello, lo afferra e con un cenno, chiude la porta senza dire altro. Smette di scrivere alla tastiera il giovane Nero e Dante sonnecchia, sebbene sia all’erta e aspetti di sapere. Apre la giallognola busta di carta Vergil, tirando fuori il fascicolo. Leggendolo velocemente.
<< un bliz anti-droga, niente di che, ma hanno chiesto intervento di esperti, basta anche uno solo di noi direi >>
Schiocca più volte la lingua sul palato il suo gemello, che or portando giù dalla scrivania i piedi, si volta e lo guarda sorridendo divertito.
<< avanti, siamo fratelli ragazzo, vuoi che ci lasciamo in disparte a vicenda, andiamo a divertirci tutti assieme >>
Divertita la voce mentre si alza, il gemello alza gli occhi al cielo buttando il fascicolo sul letto. S’alza anche Nero e tutti e tre escono dalla stanza, non si mettono i giubbotti, ne troveranno nell’armeria prima di salire sulla Gip che li porterà al loco di preparazione. Seguono il corridoio dei dormitorio in silenzio. Però, una voce li distrae, qualche cosa che cade, stanno continuando, c’è una delle porte aperte da cui filtra luce e si intravede un ombra muoversi con agitazione. Continuano e Dante per primo s’affaccia, seguito da Nero, Vergil sembra preferire fare spettatore secondario. C’è una delle segretarie dai bigi capelli raccolti in una crocchia, che cerca di calmare la nuova “collega”; Emily.
<< signorina la prego si calma, signorina >>
Ma la mora, la giovane, non sembra volerne sapere di calmarsi, sta cercando palesemente di spostare un letto senza però volerlo toccare veramente, in poche parole un impresa impossibile. Emana lamenti ansimati, agitazione sincera, dondolando il busto e iniziando a camminare per la stanza; non appena la segretaria cerca d’acciuffarla attacca ad dimenando le mani isterica e ad indietreggiando. Corruccia la fronte Dante.
<< e ora che succede? >>
La segretaria si volta, stravolta ormai non sapendo più che fare.
<< sta cercando di rivoluzionare la stanza, ma si è già fatta male con dei cocci di una lampada che ha buttato a terra, devasterà la stanza! >>
Allarmata la povera donna, Vergil alza gli occhi al cielo, sospirando con apparente pazienza.
<< forse ho capito. Gli autistici hanno bisogno di sicurezze e sono maniacali per la precisione e l’abitualità. Questa stanza non è sistemata come la sua, non lo può sopportare >>
Sembra che se ne intenda il ragazzo, o forse ha semplicemente letto qualche cosa a riguardo. Vergil quindi fa qualche passo verso il minore, poggiando la mancina sulla sua destra spalla, sospingendolo dentro la stanza, è costretto a fare qualche passo in avanti quindi il giovane albino, corruccia la fronte quindi girandosi verso di loro, senza aver compreso il perché di quel suo gesto. Dante sorride con far divertito, ha capito perfettamente le intenzioni del gemello, sono sempre in una strana e perversa sintonia quei due. Quindi, Vergil prende parola.
<< vorrà dire che qui ci penserai te, io e Dante sbrighiamo la noiosa incombenza, ci vediamo dopo… >>
<< cosa? Ehy no, non vale io… >>
<< su su, fai il bravo fratellino, Ver ha ragione, sei il più adatto, ciao! >>
Un cenno della mano da parte di Dante, assieme al gemello, con discreta fretta s’allontana. Entrambi lasciano li un Nero basito, si volta a guardare Emily, accucciata in un angolo che bofocchia qualche cosa dondolandosi. Sospira lui affondando le dita della destra tra i biondi capelli, arruffandoseli e scombinandosi più di quanto già non siano.
<< e va bene, può andare ci provo io >>
Un cenno alla segretaria, sembra non volerselo far ripetere un’altra volta e veloce esce dalla stanza. Nero guarda la mora rannicchiata e si schiarisce la voce, è a disagio lo sa e non ha perfettamente idea di che fare, s’avvicina un poco, stando comunque a poco meno di tre metri di distanza, flette le gambe tenendosi in punta di piedi, avambraccia sulle ginocchia. La guarda in silenzio, la osserva. Osserva quella ragazza così indifesa e rannicchiata, così spaesata e devastata, in una mente che elabora diversamente. Sorride gentile, quasi addolcito.
<< mmh…allora, che dici, sistemiamo la camera? >>
Favella con tono amichevole, osservando la giovane, non reagisce, rimanendo rannicchiata a dondolarsi e sibilare. Sospira lui, aspettando ancora qualche secondo.
<< dai, mi spiace per come si sono comportati con te, ti aiuto io, sistemiamo la camera come più ti piace… >>
Sibila con meno intensità la ragazza, alzando un poco il viso, osservandolo con le iridi color nocciola. Sorriso mantiene l’albino alzandosi lentamente, indietreggia di qualche passo osservando Emily alzarsi ancora più lentamente. Le iridi cioccolato della ragazza guizzano per la stanza, poi si fissano sull’albino. Lui ha detto e ora lui deve mantenere.

<< non ci sono impronte…niente di niente, nemmeno una fibra >>
Mormora la bionda, in quella stanza al buio mentre il neon azzurrino viene tenuto acceso, non ci sono sostanze come sperma o sangue, non ci sono impronte digitali o fluidi corporei sulle prove tenute. O meglio, niente di estraneo, capelli appartenenti alle vittime, qualche unghia incagliata contro pezzi di muro staccati per essere esaminati, anche quelle appartenenti alle vittime. Ogni cosa appartiene a loro o ci sono leggere tracce, lasciate molto tempo addietro. Troppo sbiadite e corrose da agenti atmosferici e batteri per qualche rassicurazione. Sbuffa Denis togliendosi gli occhialini e accendendo la luce, mentre Kasdeya spegne il neon.
<< niente da fare, abbiamo calcato male! O quelli della polizia fanno veramente pena a prendere prove >>
Una smorfia stizzita, effettivamente è abituato a Emily, che trova qualsiasi cosa, la minima, che li può aiutare. Ma li proprio niente a quanto pare. Sorride Kasdeya, leggermente stanca; sistema l’apparecchiatura usata, in quella sua maniacale attenzione all’ordine. Poi, bacino poggia contro una credenza di acciaio.
<< mi sembra quasi impossibile… >>
<< bha, ci penserà Emi, con lei non ci sfuggirà niente >>
Spavaldo è Denis finchè qualche d’uno non s’avvicina. Sembra avere veri e propri sbalzi, da timidezza ad opposto. Poi, suono ovattato. La bionda volge il capo in direzione del telefono attaccato al muro, funge come “citofono”, pochi e nessuno sono autorizzati ad entrare nel suo laboratorio. S’avvicina e prende la cornetta accostandosela all’orecchio.
<< si? >>
<< al telefono un componente dell’alfa per Dreak >>
<< si, arrivo subito >>
E così sistema anche la cornetta, voltandosi verso il nuovo collega, gli sorride.
<< vado a parlare con la vostra psicologa >>
<< oh…oh bene, salutamela >>
Sembra essere improvvisamente a disagio, arrossendo un poco, saettano le iridi qua e la.
<< si certo…tutto bene? >>
Gli domanda lei, lui sorride nervoso annuendo. Si è improvvisamente reso conto, nuovamente reso conto, di essere in un luogo sconosciuto. Durante il lavoro aveva perso ogni inibizione grazie al livello di concentrazione intrapreso. Sospira lei, semplicemente digitando il codice alla porta e uscendo, una volta che questa si è aperta. Segue i corridoi quasi automatica, sino ad arrivare all’ufficio di Tim, tutte le chiamate per lei o gli albini passano da li. Chiude la porta. E solleva la cornetta di plastica indurita.
<< si, qui Kasdeya Dreak >>
C’è qualche istante di silenzio, poi un sospiro.
<< bene, sono la psicologa del gruppo, l’hanno avvisata della chiamata? >>
<< si, puoi darmi del tu se vuoi >>
<< va bene… >>
Un altro sospiro e cala il silenzio. Sta parlando con una ragazza, si sente dalla voce, esile indice della destra usa per torturare il filo della cornetta.
<< uhm…dovresti parlarmi di Denis ed Emily giusto? >>
<< si, sono li con te? >>
<< no, Emily è nella stanza assegnatale e Denis in laboratorio >>
<< capisco. Penso abbiate tutti capito che Emily è affetta da autismo >>
<< si >>
<< bene, per quello vi basta dare una lettura ai manuali standard, non obbligatela a fare qualche cosa, così la perderete >>
Si schiarisce la voce la ragazza dall’altra parte della cornetta.
<< non parlerò con nessun altro a parte Denis, quindi se inizia a gesticolare o sembra che voglia fare capire qualche cosa lasciate fare a lui…per quanto riguarda i suoi sensi sviluppati, non parlate troppo forte e cercate di non rifilarla in qualche stanza con odori intensi…per gli altri sensi si arrangia da sola, è sveglia >>
Torna nel silenzio, non parla Kasdeya, ascoltando, sotto s’ode un’altra voce femminea, sottile, evidentemente quella con cui parla si è staccata per risponderle. Poi, con un sospiro torna vicino alla cornetta e Kasdeya può nuovamente sentirla, bene.
<< come stanno? >>
<< oh, bene, Denis è un po’ distante, Emily non l’ho vista però che per qualche minuto, volete vada… >>
<< no non c’è bisogno grazie. Giusto Denis, è una persona che soffre di disturbi sociali, è tendenzialmente asociale, ma sta seguendo una terapia quindi dovrebbe essere trattabile. Non sgridatelo se è possibile, non alzate la voce con lui e nessun atteggiamento irascibile o violento. Se vuole isolarsi lasciatelo fare, dopo una decina di minuti potrete provare a coinvolgerlo e sopra ogni cosa, non toccatelo se lui non vuole. Diventa aggressivo >>
S’annota mentalmente ogni cosa la bionda, annuisce istintivamente seppure non possa essere vista dall’interlocutrice.
<< capisco, ah, Denis ti saluta >>
Silenzio dall’altra parte per qualche secondo, si schiarisce la voce l’interlocutrice.
<< va bene…ora devo andare ho un interrogatorio, chiamerò domani per sapere di loro. Ari sentirci >>
<< ari sentirci >>
E il silenzio interrotto dal classico rumore di linea vuota. Dunque, sistema la cornetta sospirando. Passa la mano tra i biondi capelli, andando fuori dall’ufficio.


---


Uff, credevo di non riuscire più a postare, chiedo immensamente scusa per il tempo impiegatoci, ma tra scuola e problemi di salute e affettivi la voglia di scrivere mi è completamente scomparsa per diversi giorni, ma mi sono data da fare appena ripresa =)

ehhh io invece adoro le descrizioni X°°°D
thanks *°*
 
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view post Posted on 10/10/2008, 13:54
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Buon capitolo, statico, ma ci vuole; non c'è molto da dire d'altro.
 
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-Raziel-94
view post Posted on 25/1/2009, 14:24




perfetto non c'e che dire
 
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Murderess Doll
view post Posted on 15/2/2009, 16:12




Capitolo VII°

La stanza sembra soddisfare ora un minimo la ragazza, che s’accuccia sul letto, rannicchiandosi contro il muro e avvolgendosi le ginocchia con le braccia. Occhi spalancati, leggermente coperti da quella frangia perfetta, fissa Nero con le iridi nocciola, quasi con ossessione, senza gesticolare e indicare. A quel povero ragazzo gli ci è voluto parecchio tempo per comprendere le richieste di quella ragazza. Ha notato che non vuole essere avvicinata più di cinque metri, precisi e calcolati. Una volta, durante gli spostamenti è stato al di fuori di quella linea invisibile dei cinque metri, poi, ha osato un piccolo passo, di pochi centimetri, circa cinque, la mora si è allontanata di quei pochi centimetri, sembrava essere occupata ad esaminare la scrivania, eppure se ne è accorta.
<< serve altro? >>
Gli domanda usando un tono leggero e tranquillo, osservandola; lei si dondola continuamente, non risponde per ora, troppo presa dal carezzarsi con l’indice sinistro il dorso destro. Sospira, stringe le spalle alzandosi, semplicemente avviandosi alla porta per uscire. Un lamento lo blocca, si volta e si trova puntato contro i grandi occhi della ragazza che lo fissa, i lati della bocca piegati esageratamente verso il basso, respiro accentuato, si dondola con più forza. Corruccia la fronte con esasperazione l’albino, ora cosa succede? La guarda passandosi la destra tra i ribelli capelli, grattandosi appena il capo e lasciando di nuovo inerte l’arto lungo il fianco.
<< cosa c’è? >>
Ancora nessuna risposta, Emily si limita a fissarlo dondolando. Sbuffa l’albino voltandosi per uscire e ancora si lamenta con isteria la giovane. Alza gli occhi al cielo lui guardandola, voltandosi un poco, spostando soprattutto il capo per vederla.
<< avanti, cosa c’è? >>
Niente, non risponde. Sbuffa l’albino ritornando completamente dentro la stanza, piega le gambe andando a sedersi a terra, le incrocia e appoggia sulle ginocchia i gomiti, così usando le mani per tenere sollevato il viso. Sbuffa ancora.
<< va bene, resto qui >>

È tornata nel laboratorio lei, entrando ha trovato il ragazzo chino su un microscopio a scansione, quello per filamenti abbastanza sottili che danno una buona visione a tutto tondo; s’avvicina lentamente, senza fare rumore, appoggiandosi ad una credenza d’acciaio alle spalle del biondo, attendendo in silenzio. Lo vede di tanto in tanto spostare il capo e osservare in alto, senza poter vedere però il viso suo quale espressione pone. Nulla d’eccezionale comunque, qualche bisbiglio a fior di labbra difficile da udire e qualche strizzata di palpebre pensierosa, per poi tornare ad immergersi nella visuale ottica del microscopio a scansione. Passano dieci minuti buoni, forse qualche cosa di più, prima che il ragazzo s’alzi per bene, tornando ritto con la schiena, voltandosi. Sussulta vedendo che Kasdeya lo osserva con un lieve sorrisetto su quelle rosee labbra. gli occhi sgranati e la ritta schiena irrigidita, tiene gli arti aderenti al corpo.
<< ah…ciao >>
Non trova altro da dire, in silenzio la fissa, quasi avesse appena visto un fantasma, è davvero strano quel ragazzo. Inclina un poco il capo la bionda osservandolo.
<< oh parlato con la psicologa del vostro gruppo, mi ha spiegato un po’ la vostra situazione. ne parlerò con gli altri, così faremo in modo di non recarvi troppi disagi >>
Annuisce Denis, fissandola, stringe un poco le labbra e sorride.
<< grazie… >>
<< e di cosa. Bene, direi che possiamo continuare, anche se dobbiamo solo archiviare che…non abbiamo trovato nulla di rilevante >>
Smorfia sul viso. Ed entrambi, riprendono il loro lavoro.

La furgone scuro si ferma, i due gemelli dietro assieme ad altri agenti, tuttavia della F.B.I., palesemente annoiato il più esuberante dei due albini, il gemello decisamente più diplomatico, serio il viso, pare quasi concentrato.
<< lo scambio avverrà fra tre ore precise, mettetevi nella vostra postazione, le vostre armi sono degli M4; sospettiamo e sappiamo che saranno armati più di voi. Ora…andate e aspettate il segnale >>
Pochi istanti e le porte retro furgone s’aprono, escono di gran foga militare gli agenti della F.B.I., li osservano i due, sospira Vergil alzandosi, semplicemente scendendo con tutta la calma di quel mondo, Dante sbadiglia assonnato facendo altrettanto al seguito del gemello, vengono consegnati loro gli M4 e con una calma quasi innaturale s’avviano alla loro postazione.
<< diavolo, mi tocca stare nell’assalto >>
Sbotta Dante posandosi l’arma da fuoco sulla spalla mentre sinistra si tiene sul fianco, è palesemente scocciato.
<< hanno preferito un cecchino fidato >>
<< ehy, quel pivello non sa nemmeno come si imbraccia un fucile, sono io il cecchino, avrebbero dovuto lasciare a me il compito >>
<< avrai i tuoi tempi di gloria >>
<< gloria un corno, lo so, me lo sento, quello mi spara in testa >>
<< addirittura >>
<< ma te lo sei visto che faccia da ebete aveva? Secondo me non sa nemmeno come si carica >>
<< siamo spacciati >>
<< mi pigli per il culo, Ver? >>
<< ma figurati >>
Sbuffa Dante stringendo le spalle e il gemello si concede un sorrisetto. Arrivano alla postazione designata, all’interno del magazzino al porto. Tornano nel loro silenzio, accucciandosi e attendendo. Una temperatura abbastanza fredda eppure è come se per loro fosse il vuoto, il silenzio, il nulla.

Si sente così impaziente, troveranno il corpo? Si, indubbiamente, farà un grande fetore. Ma, a quel modo attirerà anche molti ratti e sudice bestie che infetteranno il suo capolavoro. Può permetterlo?
Forse deve, si, ma pensandoci, chi denuncerà il cadavere? Scuote il capo, osservando la tazza del suo cappuccino, prende il cucchiaino affondandolo nella morbida schiuma, mescolando con far casuale e assente.
Forse, anzi, sicuramente nessuno denuncerà il fatto, lo ha ucciso in un quartiere malfamato, povero, chi vuole avere problemi con la legge li in mezzo? Ne hanno già a sufficienza. Ha fatto un errore? Lui, no lui non può fare errori, eppure, tutto combacia nei suoi pensieri. Ma perché ci pensa solo ora?
Stizzito, s’alza buttando qualche moneta sul tavolino ove sostava, veloce esce guardandosi attorno, una cabina telefonica, lontana da quella zona. E dove la trova una cabina telefonica in un era di cellulari e quant’altro.
Passi che lo conducono un po’ ovunque, cerca una cabina che sia lontana almeno tre Km dal luogo del delitto, fino a trovarne una. Niente monete, potrebbero esserci in pronte, una carta telefonica vecchia che porta sempre con se per le emergenze. Compone il numero della polizia sorridendo divertito, di sicuro altereranno le prove, sempre che ce ne siano. Questo faciliterà ogni cosa per lui e loro, quegli schifosi che si credono migliori di lui, loro si ritroveranno con un pugno di mosche in mano. Viene accettata la chiama, sogghigno s’apre su quelle sottili labbra. si sta rivelando terribilmente impaziente, vuole mostrare che è il migliore, subito, disfarli sempre di più ad ogni omicidio, perché quello non è stato l’ultimo.
<< pronto, polizia >>
<< ecco… >>

Ecco, il suono di un’auto, il garage del magazzino al porto s’apre e una limousine corvina si fa strada nelle ombre, parcheggiandosi quasi precisamente al centro. Apre lentamente gli occhi Dante, fissando il gemello d’innanzi a lui, inginocchiate con lo M4 su una gamba, si guardano i due, uno sguardo d’intesa seppur non vari da un semplice fissarsi. Non passano molti minuti da quando gli arrivati spengono il motore della loro auto, ecco altri pneumatici che schiacciano la ghiaia del porto, entrando lentamente nel magazzino, affiancandosi ad una decida di metri dall’altra limousine, anche quella è nera. Da entrambe scendono uomini armati di vario vestiario e aspetto. Asiatici da quella arrivata precedentemente, bianchi da quella giunta ora da li a poco. È una contrattazione di droga, asiatici che vendono a bianchi, nulla fuori dall’ordinario. Con le classiche mitragliette uzi imbracciate dai loro seguaci e probabilmente qualche semi automatica nascosta nei vestiti.
Dalla loro posizione possono sentire solo lievi mormorii riecheggiare nel grande loco, qualche risata forse ma niente di più, evidentemente contrattano le ultime formalità prima dello scambio. Vergil sposta lo sguardo verso una delle sudice vetrate, ancora nessun segnale, assottiglia le palpebre stizzito. Continua quella contrattazione, poi, un flebile fischio arriva al loro udito, alza di nuovo il viso l’albino. Eppure niente, non si vede il segnale, avevano detto che sarebbe stato visivo. Si sentono dei rumori fuori dal magazzino, numerosi passi sulla ghiaia, spacciatori e compratori s’allarmano subito portandosi all’erta, i magnanti, i boss, vengono immediatamente fatti entrare nelle limousine.
<< maledizione, Ver, dove cazzo era il segnale? >>
Non c’è tempo nemmeno per la replica a quel bisbiglio, i vetri s’infrangono e bombole fumogene si fiondano dentro, sprigionando quel fumo grigiastro dall’odore acre e soffocante. Sgranano gli occhi i due gemelli, quello non era previsto. Che diavolo succede, improvvisano? Hanno cambiato strategia? Iniziano ad avvertire un forte odore acre, una smorfia e si portano subito la manica davanti al viso, anche la vista ne risente.
<< cazzo, cazzo; Ver tu hai i termici vero? >>
<< come sempre, dai muoviamoci >>
Hanno sempre rispettato poco la prassi, tuttavia è difficile che non portino gli occhialini termici con loro. Decisamente utili, ancora di più di quelli a visione notturna secondo loro. si muovono restando basso, Dante va a sinistra, Vergil a destra. Si mantengono vicini al muro mentre cercano di sopportare il sopprimente fumo che gli entra nei polmoni nonostante le bandane alzate sin sopra il naso. Tengono gli M4 altezza uomo, con il calce dietro appoggiato tra spalla e torace. Si muovono velocemente, i loro passi risuonano sordi. Sentono degli ordini di una voce fuori dal magazzino, passi, spari e una scorrevole d’acciaio dell’edificio vuoto che viene malamente aperta.
Silenzioso Dante dopo aver percorso qualche tratto del muro si ferma, è vicino ad una scorrevole, questa viene aperta ed entrano degli agenti, gli puntano due le armi contro, tuttavia viene riconosciuto, le abbassano e riprendono a procedere verso il centro, verso la limousine. Dante fa altrettanto imprecando sottovoce, odia lavorare con degli estranei, odia lavorare con chi non faccia parte del distretto speciale. Ma soprattutto, odia lavorare con qualche d’uno che non corrisponda ai suoi fratelli. Degli spari, flette maggiormente le gambe, le sagome accaldate degli scagnozzi dei contrabbandieri gli giungono, ginocchio destro a terra, or puntando loro contro le armi spara, il rinculo è leggero ma veloce, tuttavia mente calcola velocemente, in una velocità impressionante che emula dalla concezione umana, facendo anche così che il corpo abbia le reazioni necessarie per mantenere sangue freddo e controllo della situazione. Non è impossibile distinguere obbiettivi da non obbiettivi, le armi che hanno in dotazione loro emanano un calore più esteso, soprattutto lungo la canna, le uzi e le semi automatiche degli altri invece hanno un estensione di calore minore. Sembra andare bene, l’importante è non uccidere i magnanti, probabilmente ora rintanati nelle loro lussuose auto. Poi, digrigna i denti l’albino, una fitta atroce alla spalla destra, flette il busto abbassando l’arma.
Si è mosso dalla parte opposta al gemello Vergil, restando leggermente chino, gambe flesse e quasi molleggiate per ogni evenienza. Niente, non rileva nulla stando vicino al muro. tossisce, curvando leggermente la schiena, è sempre stato più sensibile del fratello agli odori forti, e quel fumo acre è terribilmente intenso. Inizia ad avvicinarsi alle Limousine, gli occhi iniziano a percepire quel colorito astratto che donano i visori termici; alle sue spalle qualche d’uno, non lo sente, i passi di questi occultati dagli spari che s’odono nell’aria. Ginocchio destro a terra, si prepara a puntare avendo già individuato dei corpi caldi.
<< fermo! >>
Qualcuno alle sue spalle, ora lo percepisce, ma tardi, spari in aria, una sequenza di cinque proiettili alla spalla destra. Una fitta inverosimile. Stringe i denti mentre il busto per via dei colpi subiti si riversa in avanti, lascia l’arma, fatale errore che si concede per il stordimento di quel fumo e di quella sorpresa. Mani che sbattono sul terreno. Si volta. Una sagoma, sguardo che ricade all’emanazione di calore dell’arma. È uno della F.B.I.
<< idiota che diavolo… >>
<< zitto, fermo! >>
Lo ha scambiato per un nemico, si è forse bevuto il cervello quell’agente? Maledizione, come minimo è un pivello arrivato da poco, alla sua prima missione. Sente caldo sangue alla spalla che gli brucia come l’inferno. Sta per essere ammazzato da un idiota.
Veloci passi, qualcuno gli passa affianco, calce del M4 viene picchiato con ferocia contro il capo dell’agente, un colpo, l’ha stordito. Un altro colpo quando questi è in ginocchio, i sensi lo abbandonano, riversato a terra.
<< Vergil! >>
Una voce, del suo “salvatore”.
<< Dante… >>

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Sono scomparsa lo so... ma lo studio si chiama studio ._.
 
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view post Posted on 15/2/2009, 20:17
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Interessante, mi stavo giusto chiedendo se l'avessi abbandonata.
Buon capitolo.
 
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Murderess Doll
view post Posted on 18/2/2009, 17:17




Capitolo VIII°



Ormai hanno finito di archiviare ogni singola prova esaminata, con abbastanza delusione per l’inutilità della cosa. Ma d’altronde è stato meglio per togliere ogni singolo dubbio; si congeda Denis, nella felicità di poter isolarsi un poco, uscendo anche celere dal laboratorio. Rimane invece ancora dentro Kasdeya, non sapendo bene che fare, forse i tre albini sono al settore di allenamento bellico, purtroppo essendo stata li dentro non ha idea di cosa questi siano stati chiamati a fare. Si guarda attorno, iridi zaffiro che esaminano attentamente il laboratorio, sembra tutto in ordine, di solito non controlla così minuziosamente, si conosce e sa di essere maniacale dell’ordine nelle sue cose, ma avendo avuto un collaboratore li con lei tutto è possibile. Sembra tutto in ordine, si preciso e suddiviso come vuole lei, sorriso s’abbozza su quelle labbra in quella piccola soddisfazione personale, quasi inconscia mentre ora semplicemente esce anche lei dalla stanza.
Percorre il corridoio, di tanto in tanto qualche indaffarato che veloce corricchia qua e la, molti con occhiaie spaventose sotto gli occhi, è facile diventare ossessionati dal lavoro con quella vita, perché non si ha altro, si vive li e si lavora. Ci sono pochi svaghi e la noia spesso fa impazzire. Si muove verso il settore addestramento; fa passare la sua tessera nel riconoscimento magnetico e la pesante porta d’acciaio s’apre, avanza silenziosa sino al computer di registrazione, digita il nome di Vergil ma dal responso sembra non sia nella sala d’allenamento. Così Dante e così Nero. Corruccia la fronte stranita, che mai potrebbero fare di altro? Sospira e esce da quell’altro sterile che precede la sala training e quindi va verso la caffetteria. Ma anche li, nessuno. Arriccia le labbra, questo è davvero strano. Alla fine s’arrende, decide di starsene nell’area Relax, preparandosi un cappuccino, si siede su una delle comode sedie, sorseggiando in silenzio, disturbato solo dai frenetici passi di alcuni colleghi e ogni tanto dal suono di fotocopiatrici.
Segue il corridoio Denis, intascandosi le mani, mentre si tiene dritto ora, si mostra spavaldo e sicuro di se quando la vicinanza delle persone non è eccessiva, alza il chiaro sguardo sulle luci che accompagnano l’andazzo di chi si imbatte in quel corridoio, sposta lo sguardo sulle varie porte che vede durante il tragitto, numerate. Stringe le spalle, è differente il beta dall’alfa, ma sa anche il perché. Poi, un pensiero, magari è meglio controllare come sta Emily, sorrisetto s’apre su quelle sottili labbra e accelera un poco il passo, in effetti ha voglia di vedere un volto amico, di vedere lei soprattutto. Sa quale è la sua stanza, le hanno detto entrambe le numerazione in oltre le stanze sono una di fronte all’altra. La porta di Emily è semi aperta, strano dato che la compagna dell’Alfa tende a chiuderla con maniacale cura, almeno così succede al loro distretto. Accelera un poco di più, in un passo quasi agitato, varcando la soglia, discostando con la mancina un poco di più la scura porta in finto legno, sorride vedendo Emily tutta chiusa come suo solito seduta sul letto, ma sorriso, si spegne a vedere chi a un metro neanche da lui è seduto sul pavimento. Si volta Nero guardando chi entra, sembra quasi sollevato nel vedere Denis e si alza quindi l’albino.
<< grazie al cielo! Puoi stare te con Emily? Non sembra felice di rimanere da sola >>
<< si…certo vai pure sto io con lei, io mi occupo di lei, io… >>
Nero guarda il collega del distretto Alfa, sembra fissarlo in modo strano, in un modo che in qualche modo non gli piace, lo fa sentire quasi a disagio, stringe leggermente la mascella schiarendosi la voce, quindi sorridendo, stringendo le spalle.
<< bene la lascio in tua custodia quindi, ciao! >>
Fa un cenno alla ragazza e poi un sorriso al biondo, uscendo dalla stanza, socchiudendola alle sue spalle. Sospira spingendo il capo a destra e sinistra, indolenzito a forza di starsene li fermo e seduto a terra. Sbuffa, se il ragazzo è uscito allora anche Kasdeya sarà in giro, magari è all’area Relax o forse nella sua stanza. Non ha fretta, tanto quei due sono in missione.
Osserva Emily il biondo, rimanendo in silenzio, osserva quei pallidi lineamenti e quegli occhi castani, s’avvicina al letto con calma, sedendosi poi la guarda. Non reagisce Emily, sembra non essere turbata dalla vicinanza del biondo, sebbene non si sia avvicinato poi così tanto, tra i due ci sono una cinquantina di centimetri.
<< non hai bisogno di altri >>
Calma la voce mentre la osserva, sollevando la destra e sfiorandola, senza però toccarla veramente.
<< io…ci sono io qui con te. Non hai bisogno di altre sicurezze >>

Sono stati alla fine catturati i magnanti, incolumi mentre i loro seguaci sono stati brutalmente uccisi durante l’assalto, seduto Vergil si tiene la spalla con la mano, gelido lo sguardo di pessimo umore, espressione tagliente d’una belva pronta ad attaccare, è stato ferito da un componente della F.B.I che lo ha scambiato per un nemico. Il gemello al suo opposto non se ne sta fermo e calmo, continua a sbraitare contro il comandante della squadra con cui hanno partecipato. Stanno bellamente litigando, Dante infuriato per quel che è successo al suo gemello, il comandante infuriato per quello che è successo ad un suo agente. Un medico della squadra s’avvicina a Vergil, sorridendo con far affabile ed amichevole.
<< senti, mi spiace per quello che ha combinato quell’idiota, cerca di capirlo, è un pivellino entrato da poco >>
Non risponde l’albino limitandosi ad alzare le gelide iridi su di lui.
<< dai, togliti quella roba che ti medico, beccato alla spalla l’antiproiettili immagino non abbia fatto gran effetto >>
Non sembra reagire l’albino, mano che stringe leggermente la spalla il cui sanguinare si è fortunatamente arrestato.
<< non necessito di medicamenti. Sarà tutto controllato quando tornerò al distretto >>
Voce pacata, che non palesa l’immensa irritazione che prova in verità l’albino. Corruccia la fronte l’agente stringendo le spalle e sventolando una mano, andandosene avendo colto il messaggio.
<< come vuoi >>
L’albino volta il capo verso il punto dove prima Dante e il generale discutevano, vede il gemello mandare con estrema voglia a “fanculo” il maggiore di quella squadra e tornarsene verso lui. Palesemente furiosi, irritato, in poche parole, incazzato. Verso stizzito mentre ora è di fronte a lui.
<< un idiota ecco che cos’è, a difendere quel cazzuto pivellino e a minacciate cazzuti provvedimenti >>
<< provvedimenti? >>
<< ma si quell’idiota dice che è colpa nostra. Parlerà con il vostro maggiore, con Tim denunciando la malmenazione del pivello, accusandoci poi di aver agito di testa nostra…dico, di testa nostra? Ma scherziamo! >>
Gesticola mente parla, palesemente nervoso, sospira il fratello scuotendo il capo.
<< Tim risolverà tutto, ora torniamo al Beta, mi sono stancato di stare in mezzo a quelli della Federale >>
S’alza e assieme al gemello s’avvia all’auto che li attende per il ritorno, non intendono attendere oltre o avere oltre a che fare con quelli della federale, convinti di aver sentito in piano differente da quello attuato. In silenzio per tutto il tempo, non lo ammette quel testardo di Vergil, ma la spalla gli fa davvero male, ci sono ancora i proiettili che hanno leso leggermente l’ossatura, sono stati frenati dall’antiproiettile tuttavia al livello delle scapole e delle spalle non è molto sicuro. Fortunatamente non è stata lesa alcuna vena fondamentale. Arrivano al Beta finalmente e Dante s’affretta a scendere, aiutando l’orgoglioso gemello, quasi trascinandolo verso l’ascensore.
<< Dante, non c’è bisogno che mi stacchi un braccio >>
<< niente storie, non sei meno idiota di loro. Fatti medicare almeno da Kasde >>
<< tu come stai? >>
Si guardano, sorrisetto s’apre sulle labbra di Dante.
<< ma che fratelloni che sei, ti preoccupi per me? >>
<< …è l’ultima volta che parlo con un idiota come te >>
<< no! nooo ti prego non spezzarmi il cuoricino! >>
Una smorfia sul viso di Vergil, mentre emette un verso all’espressione da cucciolo bastonato del gemello che senza tanti problemi si mette a ridere di gusto.
<< oh, cosa è successo? >>
Una delle componenti del Beta li vede e si porta le mani alle labbra.
<< niente di grave, Kasdeya dov’è? Mio fratello necessita una medicazione >>
<< uh…è, si trova nella Caffetteria con il vostro familiare >>
Sembra preoccupata, non è difficile comunque, hanno diverse “fan” nel distretto, tutti e tre gli albini, non si può di certo dire che siano brutti ragazzi e spesso e volentieri, fanno colpo, soprattutto sulle nuove arrivate quando ne arrivano, peccato però che non sembrano mai veramente interessati alle avance che ricevono. Un cenno alla ragazza e Dante riprende a strattonare il povero infortunato, portandolo verso l’Area relax.

<< seriamente, quella ragazza non voleva farmi andare via! >>
<< magari gli sei simpatico >>
<< voglio vedere se uno che ti sistema la camera trasportando di peso i mobili non ti sta simpatico… >>
Ride la bionda scuotendo il capo. Hanno parlato di Emily, quella ragazza è abbastanza problematica per quel distretto, solo loro conoscono lo stato di autismo della mora e dei suoi sensi ultrasviluppati. Le informazioni vengono date a chi le deve far fruttare, gli altri componenti del Beta per lo più ne rimangono all’oscuro.
<< dai, deve essere in grandi difficoltà povera, ma sei stato bravo se ti ha preso così velocemente di buon occhio >>
<< Denis non mi sembra però, è entrato in camera e mi ha guardato. Se uno sguardo potesse uccidere, il suo lo avrebbe fatto >>
Sta per replicare la bionda con quel leggero sorriso divertito, ma la porta viene spalancata. Si voltano entrambi di scatto, sussultando quasi, fissano Dante che entra di grande urgenza e un gemello che è costretto a seguirlo, sebbene in viso palesi una leggera smorfia.
<< oh siete di ritorno, andata bene la missione? >>
Domanda il giovane fratello, l’esuberante albino fa una smorfia imprecando sotto voce.
<< lascia perdere Nero, oggi quelli della Federale sono stati degli stronzi all’ennesima potenza. Piuttosto, Ver è stato ferito, ridotto ad una groviera, riesce a rimetterlo a nuovo Kasde? >>
S’alza di scatto Nero, palesemente preoccupato, avvicinandosi ai fratelli, in particolare a Vergil.
<< ma che è successo?...ehy ma…puzzi di sangue! >>
L’odore del sangue, d’altronde, non è difficile da sentire, nel caso che qualche d’uno sanguini in maniera abbastanza sostanziose l’odore dolciastro e acre nel contempo si sentirebbe in una stanza sufficientemente sterile. S’alza anche Kasdeya, seria in viso, sebbene negli occhi si possa leggere una leggera apprensione. Veloce s’avvicina a loro.
<< forse, che fate qui impalati andiamo nel reparto medico. Ci racconterete li! >>
C’è poco da fare, li spinge letteralmente fuori, sospira Vergil alzando i gelidi occhi al cielo. Esasperato quasi, nervoso di suo per essere stato ferito e per necessitare medicazione. Ci vuole poco per raggiungere il piano medico, un semplice ascensore e l’uso della mobilità è stato più che sufficiente. Si chiudono in una stanza simile ad un’attrezzata infermeria. Kasdeya prende un catino d’acciaio, delle sottili pinze, garze, disinfettante e altro materiale. Riluttante Vergil si toglie il giubino nero con lo stemma del distretto e il giubbotto antiproiettili, sebbene emetta un gemito di dolore. Rifiuto immediato al silenzioso tentativo di aiuto del fratello minore, troppo orgoglioso. Alza gli occhi al cielo il giovine e il gemello ridacchia incrociando le braccia al torace e appoggiando la schiena contro il muro. Si toglie anche la canotta Vergil con notevole dolore che cerca di mascherare, irrigidendo la mascella e assottigliando gli occhi, per poi sedersi su un candido lettino quasi classico di quelli d’ospedale. Sospirando. La bionda ha sistemato tutto su un tavolino e ora s’appresta ad andare alle spalle dell’albino.
<< togliteli anche te Dante >>
<< eh? Perché? >>
<< lo sai… >>
<< ma sto bene dai >>
Lo fissa semplicemente la bionda, sbuffa lui, iniziando a togliersi giubbotto e tutto il resto. Intanto la bionda pulisce con una garza imbevuta di acqua ossigenata la brutta serie di ferita che ricopre quella parte superiore destra di schiena dell’albino che non muta espressione. Poi, posa la garza sporca nel catino e prende la pinzetta.
<< farà male >>
Solo questo, iniziando a penetrare quei piccoli fori, dilatando la carne ferita quando basta per afferrare con tenue decisione i piccoli proiettili, assottiglia gli occhi la bionda, cercando di fare con cura e calma, sente la tensione muscolare di Vergil che non si lamenta, troppo orgoglioso, non ha usato alcun tipo di anestesia, sa che così lui non avrebbe accettato la medicazione. Un proiettile estrae e in tintinnante suono metallico lo lascia cadere nel catino d’acciaio. Una smorfia sul viso di Dante, or anche lui a torso nudo. Sulla spalla destra di lui, più in basso però, nell’area delle scapole, ci sono vari lividi violacei, quasi nerastri, che sembrano fondersi in uno. Sono gemelli, collegati nel corpo e nella mente. Questo è il loro segreto.

<< dici che possiamo scendere ora? >>
Una voce leggera, di una ragazza, pronunciata da morbide labbra rosee appartenenti ad un angelico viso dalla chiara epidermide. Occhi grandi ed espressivi dalle iridi smeraldine, il tutto incorniciato da una liscia e corta chioma di capelli castani. Femmineo corpo di una ragazza attorno a venti anni, dalle forme esili sebbene allo stesso tempo, prosperose ed invitanti. Avvolta da un maglioncino bianco e da una sciarpa nera. Pantaloni Jeans blu scuro e stivali neri. Stringe le spalle la mora che l’affianca, lunghi i suoi capelli, lisci e corvini che arrivano poco più giù dei fianchi. Epidermide chiaro e viso femmineo, occhi lievemente orientali dalle iridi bicolore. Destro azzurro celeste e sinistro smeraldino come la ragazza assieme a lei. Una femminea figura dal fisico esile e non particolarmente pronunciato. Indossa una camicia nera e una giacca bianca aperta. Jeans neri e stivaletti neri. Osservano entrambe l’uscio di quel palazzo abbandonato mentre agenti dell’alfa si muovono indaffarati qua e la, parlando alla radio e tra di loro.
<< dobbiamo aspettare quelli del beta >>
<< credi che Emily e Denis stiano bene? >>
<< oh, lo sapremo presto. Credo si porteranno anche loro >>
Sorride dolcemente la castana.
<< meno male >>



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Ormai in vero sto scrivendo l'ultimo capitolo XD Quindi ce n'è ancora da leggere O_o
 
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view post Posted on 19/2/2009, 17:50
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Buono, davvero bel lavoro.
Occhio alle ripetizioni, in poche righe hai ripetuto più volte "troppo orgoglioso".
Per il resto è ok, sempre la solita faccenda del modo di scrivere piuttosto, come dire, "vecchio", ma ormai l'hai scritta, cambiare non si può. xD
 
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Murderess Doll
view post Posted on 24/2/2009, 19:28




Capitolo IX°

Il silenzio nell’abitacolo, alla guida uno dei gemelli, Dante. Sono all’interno tutti e tre i familiari, nel passeggero il suo gemello, testardo è voluto venire anche lui, sebbene la collega biologa si sia raccomandata più volte di stare a riposo e solite procedure. Ma ragionare con quel testardo non è semplice e alla fine, è adulto e vaccinato. Nero dietro il guidatore guarda assonnato fuori dal finestrino, rimuginando sull’occhiata che gli ha lanciato il collega dell’Alfa, sbuffando di tanto in tanto, con i suoi soliti complessi di colpa, d’altronde quel sbandato è sempre stato troppo buono e troppo, servizievole. Kasdeya dietro il posto del passeggero davanti, indossa sottili occhiali e i capelli sono legati con una coda alta, indossa il camice bianco, sotto un dolcevita dello stesso colore e dei pantaloni Jeans neri. Abiti formali che porta praticamente solo all’esterno del distretto, quando si reca sui luoghi del delitto, le piace apparire professionale. La Jeep d’ordinanza si muove con un rombo addolcito da un motore si potente ma aggraziato e moderno, seguono la via rettilinea che porta al palazzo indicato, l’intero isolato è stato messo in quarantena, i vari “abitanti” e occupanti di quella zona già portati in un distretto civile per delle domande e gli interrogatori d’ordinanza, sebbene quella sia stata più che altro una scusa per sgombrare l’isolato e renderlo il meno possibile esposto ad alterazione delle prove. Si fermano a centro metri dal palazzo, parcheggia bellamente al bordo del marciapiede, e scende sbuffando, seguito dagli altri.
L’aria è frizzante, autunnale d’un inverno non lontano ma nemmeno tanto freddo, le stagioni si stanno stravolgendo sempre più, per un mondo che sembra destinato a perire in un inferno naturale, o chissà, magari l’umanità s’estinguerà prima ammazzandosi da sola e con gusto, con omicidi e follie che loro conosco bene.
<< andiamo? >>
La gentile voce della ragazza li fa voltare, si limitano ad annuire e prendono tutti e quattro il passo verso l’edificio designato come tappa principale, solo cento metri, intravedono già degli agenti fuori, Emily e Denis sono andati con un’altra auto, quindi i loro sguardi scorrono per vedere se sono li fuori o se devono ancora arrivare, probabilmente non sono entrati senza aspettarli.
<< oh, eccoli! >>
Esclama Nero, quasi a dare voce ai pensieri di tutti, man mano sempre più visibile Denis, si sente soprattutto la sua risata riecheggiare sorda nell’aria, Emily sembra quasi febbricitanti, a meno di un metro davanti a due ragazze sconosciute che le sorridono. Parlano tra di loro ma ancora non riescono a capire che cosa si stanno dicendo. Poi, Emily sussulta, voltandosi all’improvviso, fissandoli con gli occhioni nocciola, trema leggermente tenendosi leggermente incurvata come suo solito e le braccia strette al petto, sembra un attimo incerta poi, inizia a camminare loro incontro, tenendo gli occhioni puntati contro qualcuno di preciso, Nero. Anche Denis guarda il gruppo del Beta avvicinarsi, la sua espressione si è indurita, la mascella tesa e contratta, li fissa con falsa calma. La castana dai corti capelli li guardava ora con una certa curiosità, mista a discrezione e timidezza e la mora dai lunghi capelli aveva un sorrisetto lieve sulle labbra e le sopracciglia lievemente arcuate dalla sorpresa, nel vedere la giovane Emily andare incontro a loro.
<< ciao Emily >>
Gentile la voce di Kasdeya che le sorride, Dante le fa un cenno e un occhiolino, Vergil si limita ad un movimento del capo mentre un caldo sorriso s’apre sul volto di Nero.
<< ehy ciao >>
Sebbene non abbiamo confidenza, hanno pur sempre lavorato assieme. Lei si ferma a tre metri da loro e mentre loro avanzano lei indietreggia, li squadra, senza accennare un sorriso, non ha mai sorriso, non l’hanno mai vista nemmeno accennare un sorriso, era inespressiva persino nelle urla. Le spalle sue fremettero ed emise un gorgoglio guardando Nero, poi, girò su se stessa e se ne tornò da Denis, standogli ad un metro circa di distanza. I due gruppi sono a circa due metri e qualche cosa di distanza l’uno dall’altro, si guardano e si esaminano, in silenzio; o meglio, chi non si conosce ancora si guarda e si esamina. Emily sembrava febbricitante ed eccitata, il suo sguardo s’alterna impaziente su tutti, Denis fissava il terreno, la mascella ancora rigida, anche se un po’ tutto di lui appare teso al momento. Alla fine, fu la bionda del Beta a rompere il ghiaccio, con un gentile sorriso si rivolse alle due ragazze sconosciute.
<< voi dovete essere le colleghe di Denis ed Emily, piacere, io sono Kasdeya, loro sono Nero, Vergil e Dante >>
Dice indicandoli uno per uno, poi, di nuovo le iridi zaffiro si posano su di loro, attimi di silenzio, la mora arriccia le labbra in un sorrisetto lieve e divertito per poi sospirare e un istante dopo, la castana prende parola.
<< piacere nostro, io sono Saphyra, Patologa dell’Alfa…lei è Necrysia, psicologa dell’Alfa…siamo state informate che dobbiamo partecipare anche noi, quindi, liete di conoscere voi tutti >>
La voce è melodica, quasi angelica mentre con impacciato imbarazzo si rivolge a loro, i toni sono sicuri ma non i gesti, si torce un poco le mani e lo sguardo guizza su di loro e altrove. Le gote sfumate d’un rossore tenue ma sincero. Dante pare ora fissare la mora, assottigliando le pallide palpebre pensieroso, lei allarga il sorriso ridacchiando mentre le bicolore punta su Kasdeya, parlando con una voce leggera, quasi ridotta ad un sussurro.
<< non sei esattamente come mi aspettavo, sul serio, dalla tua voce mi ero fatta un profilo diverso, ma non t’allontani nemmeno poi molto… >>
Commenta fissandola, la bionda la guarda abbozzando sorriso incerto.
<< è sbagliato? >>
<< no, è interessante… >>
Poi Denis si schiarisce con fare poco disinvolto la voce, volendo attirare l’attenzione, è palesemente innervosito.
<< vogliamo entrare? >>
Annuisce Vergil, trovandosi stranamente d’accordo con quello dell’Alfa, anche lui si trova a disagio, ma per motivi ben diversi d’altronde. Saphyra sorride ancora una volta imbarazzata e li precede veloce ma elegante entrando veloce nel palazzo, salendo rapida i pochi gradini di pietra in finto marmo. Denis sciocca un’occhiata a Nero poi, sfiora il braccio della giovane che le è vicina, senza toccarla veramente, come reazione Emily sussulta e lo fissa, quasi in sincronia si muovono per entrare nel palazzo in abbandono. Necrysia rimane li a guardare il gruppo del Beta ancora qualche secondo.
<< si…interessante davvero… >>
Mormora con un moto di compiacimento nella voce, facendo guizzare le bicolore su tutti loro, soffermandosi qualche istante di più su Dante, poi, veloce come l’altra ragazza, entra nell’edificio.
<< pure questa…altri dell’Alfa >>
Brontola Vergil scuotendo il capo, sollevando la sinistra tra i capelli albini, tirandoli indietro più di quanto già non siano, facendo crollare nuovamente la mano lungo il fianco.
<< Denis mi odia, profondamente…potesse uccidermi lo farebbe >>
Mormora sconsolato Nero, scuotendo il capo, facendo scoppiare nell’ilarità il suo fratello maggiore e fuggire una risatina alla ragazza, una smorfia indignata sul viso del giovane che si rincuora almeno della serietà dell’altro fratello, Vergil ovviamente.
<< ah, Dante la conosci? >>
Domanda Kasdeya guardando l’albino, che ricambia interrogativo.
<< Necrysia, vi siete scambiati delle strane occhiate >>
Stringe le spalle lui facendo un sorrisetto lieve.
<< eravamo a scuola insieme, poi ci siamo persi di vista >>
Lei arriccia le labbra insoddisfatta della risposta, ma non hanno altro tempo da perdere e veloci, anche loro entrano nell’edificio.

L’odore del primo corridoio è abbastanza statico, l’aria è umida e odora di vecchio e chiuso, si muovono lentamente ora, i loro passi risuonano sordi nell’aeree; vedono un agente che sorveglia il corridoio davanti ad una porta sporca aperta, li osserva e fa un semplice cenno del capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi. Scendono le scale che sono poco dopo quella porta, l’odore inizia a farsi più mescolato, ruggine, sale, muffa ed altri odori ben poco piacevoli. Più scendono, più diventano intensi quelli di ruggine e sale, che ben presto viene identificato come sangue. Ai piedi delle scale ci sta Denis, che se ne sta in piedi con le braccia conserte al torace, limitandosi ad osservare oltre un uscio, che forse in passato era chiusa da una porta, si volta e li fissa silenzioso, regalando poi loro un sorriso luminoso.
<< oh finalmente, entrate pure se volete >>
Dice allegro, spostandosi più contro il muro per permettere loro di passare. Kasdeya con sorriso sincero lo sorpassa e s’avvia alla stanza che contiene il corpo del delitto, così fa Vergil, serio e imperturbabile, da un Dante annoiato e da un imbarazzato Nero, ma sembra, stranamente, che Denis sorrida amichevole e solare pure a lui, il che lascia l’albino piuttosto sbigottito, ma veramente lieto.
Una volta nella stanza ecco che l’odore si fa intenso e bruciante nelle narici, il pavimento al centro ha una pozza a dir poco inquietante di sangue ormai rappreso e scuro, al limite di questa pozza ci sono Saphyra e Necrysia che danno loro le spalle, limitandosi a guardare quella “bara” delle torture arpionata da coltelli e la collega, Emily, al lavoro, con occhioni spalancati e narici dilatate. Saphyra si volta, accogliendoli con un sorriso.
<< l’odore è un po’ forte, ma fortunatamente la putrefazione non si fa ancora particolarmente sentire >>
Quasi cantilena, come se ci provi soddisfazione a dare certi resoconti, Vergil si guarda attorno.
<< una tortura >>
Annuisce Saphyra voltandosi a guardare Emily, Kasdeya si porta vicino alle due ragazze, guardando affascinata e rapita la giovane autistica all’opera. Mentre i tre albini se ne stanno sulla porta, d’altronde non hanno molto da fare loro, se non curarsi che l’assassino non sia li, cosa decisamente improbabile.
<< i sensi sviluppati di Emily… >>
Inizia Kasdeya, fissando la citata mentre le due dell’Alfa spostano lo sguardo sulla bionda che ha parlato. E quindi continua.
<< le permettono di trovare prove senza particolari strumenti? >>
Domanda senza distogliere le iridi zaffiro dalla giovane ragazzina, indaffarata e tesa. La mora si volta ad osservare con circospezione la bara delle torture mentre Saphyra sorride con dolcezza alla collega annuendo.
<< si, olfatto, tatto, gusto e vista per lei sono sensi più che amplificati, una frase che a noi risulta bisbigliata, per lei è detta ad alta e chiara voce >>
Annuisce dopo quella spiegazione seguendo lo sguardo di Kasdeya.
<< per questo è autistica, non regge bene, la sua mente non ce la fa con quegli imput esagerati >>
Emily si blocca, vicino ad un tavolino con una valigetta, assottigliando le palpebre e iniziando ad odorarla con ansia, fissandola a girandoci attorno, con una silenziosa attenzione nei suoi passi, badando bene a non pestare il sangue non lontano.
<< anche se per le impronte dovremmo usare un metodo leggermente più tradizionale, tuttavia l’abilità di Emily ci permette di separare le prove facilmente e distinguere le nostre impronte da quelle della scena del delitto >>
Continua Saphyra con voce rilassata sebbene a volte, un po’ esitante. Emette un gorgoglio la giovane ragazza richiamando l’attenzione dei presenti.
<< ha trovato qualche cosa? >>
Chiede con fascino Kasdeya, mentre persino gli albini si erano avvicinati di qualche passo, Denis sulla soglia che sorride con orgoglio. Annuisce la castana sorridendo ma a rispondere è Necrysia.
<< oh si, la nostra ragazza non fallisce mai >>

Alla fine gli albini, assieme a Denis sono usciti dall’edificio e hanno atteso fuori, hanno pensato a tutto le ragazze, Kasdeya bastava da sola come biologa e per aiutare a raccogliere il materiale, Denis l’avrebbe aiutata in laboratorio. Emily trovò tracce olfattive, spruzzando il liquido apposito e usando gli ultravioletti sono state trovate una serie di impronte, suddivise ordinatamente, gocce di sangue fuori dalla chiazza sotto la bara delle torture e tracce organiche, fibre capillari, scivolare in mezzo al sangue rappreso. Poi, ecco che hanno dovuto violare quel circolo di scuro liquido vitae. Il corpo è completamente dilaniato, sul volto storpiato della vittima ancora spicca la sua smorfia di autentico dolore. Dopo varie fotografie e dopo aver fatto operare un’ansiosa Emily, affranta dall’odore così intenso di morte, ecco che i coltelli vengono estratti, dalle ferite non stilla sangue, il rumore che emette è quasi vischioso mentre man mano viene esposta la pelle violacea e livida. Dopo la solita routine Saphyra, togliendosi gli stivali e mettendosi le scarpe che ha fatto portare da un agente, è andata a dare disposizioni per il trasporto del corpo, Necrysia si è dedicata ai complimenti da fare ad Emily e alle rassicurazioni, mormorando e stando con lei in un angolo mentre questa tremava e sibilava come un serpente, evidentemente gli odori intensi e la vista di quell’oscenità l’hanno scossa, ma anche se è autistica, appare terribilmente forte. Kasdeya sospira stanca, sistemandosi come Saphyra e uscendo, con una valigetta colma di possibili prove e aiuti, se il signore lo vuole, consegnandola a Denis che le sorride allegro, ha notato bene, che se ne è stato distaccato dagli albini e ora che ha la valigetta, s’allontana di gran leva. Scuote il capo e s’avvicina ai tre fratelli. Sarà una lunga giornata.


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Ho ufficialmente finito la Fic u.u Ben 27 Cap O_O

Eh lo so...ho un modo di scrittura fantasy facendo GdR ma mi piase così *ç*
 
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view post Posted on 24/2/2009, 20:51
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Capitolo interessante, non dico altro in quanto il modo di scrivere non ha problemi, magari qualche ripetizione di troppo, e qualche errore di battitura, ma ci possono stare.
 
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Murderess Doll
view post Posted on 5/3/2009, 17:54




Capitolo X°

Il loro da fare si conclude ufficialmente alle 22.45, hanno perlustrato a fondo la stanza, il palazzo e il perimetro seguito ossessivamente da Emily, dovendo tuttavia rinunciare non appena dalle pesanti nubi grigiastre ha iniziato a scendere una pioggia insistente, che ha occultato ogni possibile traccia onorifica o qualsiasi cosa avesse attratto la giovane ragazzina. Il ritorno silenzioso come l’andata per il gruppo del Beta, pensieroso, Kasdeya si scioglie la coda, iniziando già a togliere quel suo aspetto formale visto che sta tornando a “casa”, gesti suoi più che altro istintivi dato che la mente vortica altrove. Arrivano prima degli altri, senza aspettarli prendono l’ascensore che li porta al piano inferiore, custodito gelosamente dalle profondità della terra. La loro solita procedura, cercare ora il capo, Tim, per il rapporto e per raccontare lui ogni dettaglio. Lo trovano nel suo ufficio, che fissava la finta finestra con un finto e realistico panorama esterno, da grattacielo.
<< ehy Tim >>
Esclama Dante avvicinandosi e sporgendosi sulla scrivania per simulare il gesto di sventolargli una mano davanti al viso, sussulta l’uomo fissandolo sbalordito, scoppiando poi in una grossa e sguainata risata, sotto lo sguardo divertito dell’albino e del fratello minore, Kasdeya scuote il capo e Vergil sbuffa impaziente facendo ridere del tutto Nero che prende parola.
<< dai Tim, siamo qui per il resoconto >>
L’uomo annuisce sollevando la destra e grattandosi il naso s’alza spostandosi dalla scrivania pensieroso.
<< ora che voi lavorerete con la squadra completa dell’Alfa, è bene che ci siano tutti, quindi andiamo nella sala delle riunioni, mi direte tutto, tutti, li >>
Stringe le spalle Vergil avviandosi per primo, seguito subito dalla bionda e solo in seguito dai due fratelli. Tim rimane fermo li, ancora pensieroso voltando lo scuro sguardo verso la finestra, inspira a fondo, come a percepire un buon odore nell’aria e raggiante, s’avvia veloce anche lui, il petto gonfio di un orgoglio che solo lui ora conosce.

Scende dall’auto il Team dell’Alfa, guardando il distretto che appare un normale edificio, ovviamente, essendo in borghese. Denis fa da apripista conoscendo meglio il luogo, Emily quasi lo affianca ma si tiene lontana comunque almeno mezzo metro, una spanna più indietro a due metri di distanza le altre due ragazze.
<< vi trattano bene? >>
Domanda con tenue tono la mora, osservando con apparente distrazione l’interno dell’edificio, che sembra un semplice ufficio di polizia, molto illusorio, ben congeniato e costruito. Seguono un corridoio fino alla stanza degli oggetti sequestrati, superano la grata di ferro nero aperta da un agente che li saluta con un sorriso subito riconoscendo il giovane biondo dell’Alfa, e seguirono il sottile passaggio tra gli scaffali ove vi sono i falsi sequestri fino ad una porta d’acciaio in fondo, appunto l’ascensore che li avrebbe portati al piano di sotto. Annuisce il biondo schiacciando il bottone.
<< si sono molto gentili alla fine, Kasdeya si è dimostrata subito amichevole >>
Annuisce alle sue stesse parole mentre le metalliche porte si aprono, lascia entrare prima Emily che frettolosa si preme contro un angolo, poi entra lui e le due colleghe, si tengono distanti dalla giovane autistica, rispettandola e conoscendola.
<< …lavora molto velocemente, molto più di me, Dante è un po’ strano ma sembra simpatico, bho non ci ho parlato molto >>
Annuisce assorto, schiarendosi la voce, riesce a parlare con loro, sebbene spesso il suo battito cardiaco acceleri, è pur sempre psicologicamente emarginato dalla società.
<< Vergil, direi che gli sto abbastanza sulle balle…mentre Nero… >>
S’incupisce la voce a nominare quel nome, mentre lo sguardo si fissa sulla porta metallica dell’ascensore, Saphyra alterna lo sguardo sui presenti, mantenendo un espressione rilassata e amichevole mentre Necrysia fissa il giovane ragazzo, ascoltandolo con apparente interesse.
<< quello…bhe non lo conosco molto bene… >>
Il tono è basso, quasi un sussurro sibilato mentre sul viso della mora s’espande un sorriso lieve e lancia uno sguardo di sott’occhi alla patologa, che ricambia e sospira. La porta s’apre, un metallico suono che annuncia l’arrivo, inclinante al melodioso; escono facendo qualche passo in un corridoio abbastanza ampio e molto illuminato, li segue anche Emily, fedele ma lontana di un metro e mezzo minimo, ad accoglierli una donna di mezz’età, dal sorriso tuttavia vivace e giovanile.
<< voi siete gli ospiti del distretto Alfa, no? >>
Esclama in un cinguettio, sospirando sconsolata, facendo loro segno di seguirla.
<< non sapete come vorrei lavorare nel vostro distretto, si dice che ci sia un ambiente più allegro e solare, qui quasi nessuno ha il mio carattere >>
Esclama imbronciata, Denis ha una smorfia di disgusto e sbuffa, gli altri non replicano, nessuno ha veramente badato a quelle parole che sono insulto, nessuno può conoscere l’alfa, distretto forse più simile ad una casa di igiene mentale. Poi si ferma la donna, mettendosi accanto al muro, proprio prima di una volta a destra, sorride loro.
<< prendete questo corridoio, in fondo c’è la stanza delle proiezioni, vi aspettano >>
Eseguono in silenzio, Saphyra e Necrysia s’affiancano di un metro e qualche cosa più avanti, sue Denis e poi, alla solita distanza Emily. Viene aperta dalla castana la porta a vetri, arriccia le labbra carnose e abbassa lo sguardo, arrossendo violentemente, limitandosi ad entrare e farfugliare un.
<< salve >>
Per poi spostarsi un po’, stretta nelle spalle, con timido ed impacciato sorriso. Segue la mora che sospira e fa un cenno col capo, Denis che prende subito il suo posto, automaticamente, senza pensarci e saluta tutti con un gran sorriso, Emily lo segue, restando in piedi alle sue spalle.
<< accomodatevi dove volete su! >>
Intima Tim tossendo una risata divertita, sussulta Denis voltandosi subito a dare istruzioni alla giovane autistica, sotto voce, che esitante e giudiziosa prende con una mano, in atteggiamento quasi schifato, sebbene l’espressione non sia cambiata, lo schienale della poltrona di pelle e lo faccia indietreggiare, si, due metri più indietro della normale fila che costeggia quel lato del tavolo. Inizia a girare attorno alla poltrona, bisbigliando qualche cosa di incomprensibile, sotto gli occhi perplessi dei componenti del Beta e il loro capo, mentre le due rimaste in piedi prendono posto, prima la castana poi la mora. Emily, dopo aver fatto quattro o cinque giri attorno alla poltrona geme scontenta, spingendo via quell’oggetto per sedersi, sempre con una mano, fino a che lo schienale non cozza contro il muro, poi, sibilando, s’accuccia per terra, contro il muro, catturando le ginocchia contro le braccia.
Cala il silenzio, quelli del Beta si lanciano silenziose occhiate. Alla fine, ecco che Tim si schiarisce la voce e inizia il discorso.
<< bene, siamo qui per una riunione, so che avete collaborato sulla scena del delitto e nel perimetro, sono davvero fiero di voi, ora, vorrei vi raccontaste le vostre impressioni, uno alla volta. In oltre tu, Kasdeya e tu, Denis, dovete parlare delle prove precedentemente analizzate >>
Fa cenno di iniziare, da quella parte il primo a parlare e Vergil, una smorfia s’attraversa sul suo viso, come se avesse dovuto fare molto lui li.
<< il perimetro era piuttosto agibile per l’assassino, è un borgo di senza tetto, buona parte dell’isolato è costituito da edifici e case abbandonate e / o demolite, non sono state rivelate tracce di pneumatici, non ho notato particolari segni che potessero indurre che la cassa è stata trascinata, deve aver escogitato qualche cosa di davvero affilato per portare tutto senza lasciare segni, probabilmente aveva già organizzato da settimane, o mesi così che ogni minima traccia potesse comunque sparire col tempo o così potersene accorgersene lui stesso; questo per quanto riguarda l’area interna dell’intero edificio e i trenta metri di area esterna attorno ad esso >>
Parla metodico, senza particolari inflessioni nella voce, l’ascoltano i suoi compagni di distretto, senza guardarlo direttamente. Emily non è molto visibile da quella posizione, ma sembra davvero presa nel suo appassionato dondolio su se stessa, Denis sembra completamente assente, silenzioso fissa lo schermo di proiezione bianco, sembra studiarlo nei minimi dettagli, completamente estraneo agli altri, Saphyra ha la destra che accarezza distratta il collo e guarda di sott’occhi l’albino, evidentemente segno che lo ascolta, Necrysia coi gomiti sul tavolo e il mento viso fisso davanti a lei ma iridi rivolte a chi parla. Dunque il silenzio per diversi secondi, prende parola Kasdeya.
<< le prove esaminate da me e Denis non hanno dato alcun risultato, qualche fibra risultante ad un animale, un gatto, che tuttavia non hanno portato a niente e qualche capello, che esaminato è risultato della vittima, come i precedenti test non eseguiti da noi avevano dimostrato. Nessuna impronta, nessun DNA sconosciuto, nessuna sostanza sospetta. Nella nuova scena del delitto, esaminata oggi, sono state rilevate impronte, fibre organiche e macchie di sangue esterne al quella circolare sotto la scena di tortura. Denis ed io dobbiamo ancora esaminare il tutto >>
Spiega con una voce tranquilla ed amichevole, sorridendo alle due nuove colleghe durante la spiegazione. Dopo di lei Dante, che stringe le spalle.
<< poco e niente da dire, ho controllato la zona a destra dell’edificio per quasi tutto il perimetro dell’isolato. Non vi dico che rottura, come Vergil non ho trovato assolutamente nulla, quindi evitiamo discorsi troppo lunghi e formali >>
Sbotta alzando i gelidi occhi al cielo, rilassandosi maggiormente contro lo schienale, ridacchia il fratellino minore, Nero, che segue dopo di lui.
<< ho perlustrato la zona a sinistra dell’edificio, percorrendo buona parte del perimetro dell’isolato, sfortunatamente niente, come i miei fratelli, non v’era nemmeno traccia di pneumatici freschi, a parte una lieve e quasi inesistente scia della nostra Jeep e di altre due vetture identificate del distretto >>
Restano in silenzio ora, Tim ha le mani intrecciate sul vitreo tavolo, indice che picchietta contro indice sembra pensieroso, assottiglia le palpebre e rilassa quasi subito dopo il viso, come se attendesse chissà quale pessima notizia e non sentendola, si rilassasse. Sospira ora guardando la squadra che lui stesso ha tirato su.
<< molto bene ragazzi, attendiamo Kasdeya, ovviamente, che tu e Denis facciate il vostro dovere, quando avrete e finito e quando anche Saphyra avrà concluso col cadavere, faremo un'altra riunione ed esporremo la situazione aggiornata >>
Parla con calma quasi assuefatta, per poi, con un sorriso quasi raggiante e divertito, rivolgersi alla nuova squadra proveniente da un altro distretto. Facendo loro segno di cominciare.
Denis è il primo, guarda il capo e fa una smorfia per poi guardare Kasdeya e infine, le sue mani appoggiate sulle gambe.
<< posso ripetervi quello che ha detto Kasdeya se volete, ma non penso serva a molto >>
Alza le spalle spostando lo sguardo verso Emily, ruotando un poco il busto per vederla.
<< non aspettatevi che parli e ci dica cosa ha sentito e cosa non ci ha detto di aver scoperto sulla scena del delitto, lo farà quando vorrà lei >>
Torna composto, accucciandosi meglio con la schiena, contro il morbido schienale imbottito, sbuffando verso l’altro per spostare una bionda ciocca dall’occhio destro.
<< fa così, potrebbe anche aver miracolosamente già risolto il caso, ma se ci sono anche le minime probabilità di errore lei non fiata >>
Ridacchia, divertito lui stesso dalla cosa; inarca un sopracciglio Vergil, or sporgendosi verso il tavolo di vetro, vi appoggia su i gomiti unendo le mani e quasi coprendosi il viso con queste prende parola.
<< spero sia uno scherzo…potrebbe avere informazioni vitali per chiudere quanto prima e non parla? >>
Chiede con ironia e incredulità, mentre fissa i gelidi occhi sulla figura della ragazzina, Kasdeya si schiarisce la voce, forse per attirare l’attenzione dell’albino che si limita a spostare di poco lo sguardo verso di lei.
<< calmati, non credo ci sia bisogno di iniziare una disputa, piuttosto… >>
Or voltandosi verso Denis, poi guardando le altre due nuove colleghe, sorride con aria di scuse per poi continuare.
<< è davvero così? Non c’è possibilità di indurla a parlare prima che sia lei stessa a decidere di farlo >>
Fa spallucce Denis scuotendo il capo in segno di diniego, la castana non risponde semplicemente continuando ad accarezzarsi il collo, or non più col palmo ma con polpastrelli e di poco con le unghie, a parlare la mora, con un sorriso neutro.
<< temo non sia possibile, Emily rimane pur sempre autistica, ha difficoltà comunicative con noi, che siamo la sua squadra da quattro anni, ci vuole tempo perché prenda confidenza, molto tempo. In oltre, il suo timo di autismo, levando i sensi sviluppati, tende ad un perfezionismo estremo, ordine, pulizia e perfezione, per lei “errore” non è qualche cosa di contemplabile. Se aggiungiamo le sue percezioni così sviluppate tutto viene ancora più rallentato, forzarla sarebbe come chiudere involontariamente una porta blindata di cui non conosciamo la combinazione e di cui siamo sprovvisti di chiave. Dobbiamo semplicemente aspettare >>
Ascoltando annuisce Kasdeya pensierosa, sorridendo, voltandosi poi verso Vergil, si scambiano una lunga occhiata silenziosa, apparentemente innocua, eppure densa di significati, l’albino alza gli occhi al cielo, scocciato appoggiando il mento sul dorso delle mani congiunte. Dante sogghigna, ovvio che non gli e sfuggito quello scontro discreto di sguardi e poi, fissa la mora e Nero, bhe lui sembra quasi affascinato e fissa senza discrezione Emily, sotto lo sguardo quasi incendiario di Denis. Sospira la mora, riprendendo, d’altronde tocca a lei per il resoconto.
<< sappiamo da quelle poche prove che abbiamo che l’assassino, per ora, prende di mira solo pregiudicati ed ex condannati. Ci appare agli occhi il giustiziere delle cause perse, il redentore delle anime. Sono tutti atteggiamenti che non lo possono far sembrare un altruista che vuole pulire il mondo dalla sporcizia, non credo sia così, non ne sono minimamente convinta >>
Sorriso s’allarga su quelle labbra arrossate, inclina il capo Nero, prendendo parola.
<< pensi agisca per vendetta? Per motivazioni soggettive piuttosto che altruistiche o di convinzione altruistica >>
Silenzio qualche istante, gli occhi bicolori della criminologa su di lui, poi, lentamente sugli altri.
<< più o meno, ci sono tante strade che possiamo prendere per creare un suo profilo, tuttavia, esaminiamo i fatti. Ha ricreato una simulazione dei loro reati o li ha trattati come bestie che crede che siano. Sgozzati come maiali o l’ultimo, torturato in modo che avesse le ferite negli esatti punti di frattura della “vittima”, della bambina. Ora, per un attimo, ragioniamo, perché fare tutto questo? A che scopo? >>
Qualche istante di silenzio poi la bionda prende parola facendo un cenno istintivo nell’aria con la destra, come a illustrare le sue parole.
<< può darsi che questo sistema giudiziario sia per lui insoddisfacente, o che un suo familiare o una persona a lui cara sia finita vittima di un assassinio o di un incidente, come la bambina, il colpevole non è stato punito e lui ha deciso di farsi giustizia da solo, allargando i suoi orizzonti ad altri colpevoli non propriamente giudicati e giustiziati >>
Annuisce Necrysia, sorridendole, commentando le parole appena sentite.
<< è la versione più ottimistica >>
Inarca un sopracciglio Vergil, distaccando il viso dalle mani, ora la conversazione li sta prendendo totalmente, anche Denis sembra aver distaccato lo sguardo inceneritore da Nero e alterna gli occhi chiari ai vari personaggi che parlano. Persino Emily ha smesso di dondolarsi, senza però guardarli.
<< ottimistica? >>
Chiede l’albino assottigliando le palpebre, il più giovane dei tre fratelli interviene quasi assorto, un pensiero ad alta voce.
<< se così fosse sarebbe molto più preso, rischierebbe sicuramente di fare un errore nella foga del suo senso di giustizia, si esporrebbe di più per poterne prendere di più. Se invece così non fosse, ma i suoi motivi fossero altri, rischiamo che i suoi movimenti siano controllati da se stesso fino ai minimi dettagli >>
Necrysia ride udendo quelle parole, illuminata da un sorriso eccitato.
<< esattamente >>



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Sweeeeesh, ecco qui un altro cappy u.u
E' sempre stato un tarlo quello delle ripetizione >.< e gli errori di battuta...che nervoso >.<
Grazie ^_^
 
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30 replies since 30/8/2008, 18:14   419 views
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